Quando muore un editore l’anima s’appesantisce e le parole non si trovano. Quando muore un piccolo editore sono lacrime e tristezza ad aggiungersi a quel fardello di parole che non hanno più rumore, perché i piccoli editori hanno scommesso sulle cose più difficili. E’ morto Marco Frilli. E’ stato il mio primo editore. Quello che ha creduto fortemente al mio romanzo sull’Asinara. Marco Frilli era di Genova e aveva appena 68 anni. E’ un dolore di quelli lunghi, silenziosi, che ti costringono a guardarti indietro e renderti conto che cominciano ad essere troppi quelli che conosci e che abbandonano frettolosamente la barca della vita. Marco Frilli lo conobbi per telefono e fu una folgorazione. Eravamo nel 2000 e la sua casa editrice era appena nata. Fu Paolo Cornaglia Ferraris a condurmi da Marco. Presentammo il libro di Alfredo Franchini “Uomini e donne di Fabrizio De André” nel carcere di Alghero. Ferraris mi spiegò che stava collaborando con un nuovo editore e io gli confessai di aver scritto un romanzo sull’Asinara. “Dammelo. Lo faccio leggere a Marco. Se gli piace ti telefona”. Sono quelle cose che capitano a molti e io consegnai il manoscritto allo scrittore di “camici e pigiami” con l’assoluta certezza di non aver nessuna risposta. Dopo qualche settimana, invece, Marco mi telefonò e quella voce mi rimase dentro per sempre. Calda, forte, allegra, lo stesso tono di quella di Fabrizio De André. Con lo stesso forte accento genovese. “Il libro l’ho letto e mi è piaciuto. Ho parlato con il mio amico Vittorio Nonis e mi ha parlato bene di te. Quel libro lo pubblichiamo.” Rimasi senza parole. Si avverava il mio grande sogno nel cassetto. “Trova un titolo diverso. Il settimo continente non mi piace”. Mi mandò il contratto dopo appena due giorni. Lo firmai con grande emozione (lo feci leggere preventivamente a Vittorio, il mio mentore, il libraio che i libri li legge davvero) e attesi. Decidemmo che il titolo dovesse avere a che fare con il silenzio e ci parve bellissimo l’ossimoro “il rumore del silenzio”. Marco aggiunse la parola Asinara che secondo lui avrebbe funzionato. Io non ero molto contento, avevo paura di essere additato come quello “dell’Asinara”. Chiaramente aveva ragione lui. Quel libro, con la prefazione di Giancarlo Caselli, è giunto ormai alla nona edizione e viaggia su oltre diecimila copie vendute. Marco aveva un sorriso che non dimenticavi. E amava la Sardegna. Ha pubblicato moltissimi libri di autori sardi. Ha pubblicato il mio secondo libro sull’Asinara e, soprattutto, ha pubblicato il libro che, ancora oggi, amo di più: “Il giorno di Moro”. Era un azzardo. Ricordo che non avevo il coraggio di inviarglielo nonostante lui mi chiedesse, con insistenza, tutte le volte che ci incontravamo in libreria da Vittorio, quando riuscivo a mandargli un inedito. Avevo pronte due bozze: il primo era il giorno di Moro, il secondo una storia di soldati in Iraq. “Bellissimo, mi è piaciuto, c’è molta verità nel tuo nuovo romanzo”. Credevo parlasse di quello dei soldati “Ma quali soldati, pubblichiamo quello di Moro con il titolo che hai scelto tu. E’ un noir da leggere in pochissime ore e tu lo sai che io pubblico solo i libri che amo leggere”. Marco Frilli era proprio così: pubblicava solo ciò che lo appassionava. Un grande editore non riuscirebbe mai a leggere tutto ciò che pubblica. E’ comprensibile. Un grande editore insegue altre storie legate anche e soprattutto al mercato. Un grande editore a volte lancia un prodotto. Un piccolo editore si innamora delle parole, di piccole storie che meritano anche loro una ribalta. Ecco, senza Marco Frilli probabilmente non avrei mai pubblicato nulla e non avrei continuato questo strano e intenso mestiere. Bisogna assaporare sempre le piccole cose perché a ricordarle è sempre più bello. Marco Frilli, sorriso e sguardo genovese, proprio con quella faccia un po’ così che solo i genovesi sanno avere, con quella bellissima cadenza che ricordava Fabrizio De André ci ha lasciato ma a me rimane impressa quella sua grande curiosità di scoprire, di leggere e, soprattutto, quella telefonata che ti arrivava verso le due del pomeriggio e che ti diceva: “Bellissimo. Lo pubblichiamo”. Grazie Marco, per l’Asinara, il mare, le storie raccontate, le canzoni che ho rimescolato, la mia tarda adolescenza che con grandissima umiltà hai avuto il coraggio di pubblicare. Un abbraccio alla tua forza e alla tua casa editrice che rimane per ricordare e ricordarti. I libri son sicuro non te li sei portati appresso. Li conoscevi molto bene. Tutti.
Compresi i miei.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.705 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design