Dopo aver passato due giorni con i miei a Gonnos(fantastica), appeso agli alberi secolari di olive, nell’annuale rito della raccolta, son tornato a casa. Stanco ma contento. E’ sempre bello stare in mezzo alla natura con chi ti ha insegnato ad amarla. A fare cose semplici, genuine e piene di senso di buon senso.
Son tornato a casa e mi sono spalmato sul divano, con il giusto senso del risarcimento che un uomo stanco pretende dal divano, quando è stanco. Ho acceso la Tivvù, con il giusto piacere del godere le immagini in posizione passiva, come fa chi è stanco o chi è tonto. In quel momento ero sia stanco che tonto. Spesso sono solo tonto, a dire il vero.
C’era Focus, un programma di intrattenimento scientifico. Si raccontava dell’incredibile, avventuroso, fantastico e lunghissimo percorso che il nostro pianeta ha dovuto attraversare prima di diventare ciò che è: un pianeta con la vita. Almeno quello che oggettivamente si chiama tale, a prescindere quindi da ciò che ognuno di noi realizza sul significato della propria, in questo pianeta.
Una storia incredibile, davvero incredibile; la conoscevo ma l’hanno raccontata davvero bene, molto bene. Una storia che nasce dal pulviscolo che attrae altro pulviscolo con l’energia elettrostatica, formando massa minima per poter attivare forza di gravità e chiamare a sé altra massa, in scontri epici, titanici. Una storia fatta di ferro fuso che scende giù a formare il nucleo e lava e roccia che diventano crosta. Una storia fatta di un satellite che stabilizza il nostro asse. Una storia fatta di comete che portano ghiaccio, molto ghiaccio, futuri oceani, culla di vita. Una storia fatta di Marte e Saturno che si incrociano nelle loro traiettorie, destabilizzano la galassia e poi la ri-stabilizzano. Una storia fatta di cuore fuso che forma energia magnetica, schermo e rete per la nostra atmosfera. Una storia molto complicata, caotica, casuale e lunga, molto lunga: oltre quattro miliardi e mezzo di anni.
Il programma finisce e io mi sento risarcito, un po’ meno stanco e molto meno tonto. faccio zapping ed è ora di tiggì. E il tiggì di oggi, tra le prime notizie ha quella della pioggia che, ormai, non porta solo acqua ma, sempre di più morte. E anche oggi sono morte delle persone in Italia perché ha piovuto molto in spazi che l’uomo ha trasformato a suo piacimento, a piacimento del suo massimo piacimento, quello del portafogli.
E poi è arrivata la notizia della pioggia ligure. Quella che oltre a portarsi via delle vite si è portata via anche i morti, quelli sepolti nel cimitero. Sono settanta i feretri dispersi perché la pioggia ha fatto crollare il muraglione del cimitero della Biacca a Bolzaneto, nel ponente di Genova. E come i muggini morti per ipossia notturna che vedi spesso nel canale di Terramaini a Cagliari, si incominciano a vedere bare di zinco che emergono a cercare la luce, un’ultima volta, nel Polcevera, esondato proprio ieri. Sembra che il muro sia crollato per circa 50 metri e tra le macerie, come un ciuffo di margherite in un prato verde, spunta una cassetta ossario con un teschio.
E’ arrivata la notizia dei morti per pioggia. E’ arrivata la notizia delle bare sciacquate via dalla loro culla cimiteriale. Morti già morti che si uniscono a morti appena morti. E poi è arrivata, nella mia testa, un po’ stanca e un po’ tonta, l’ennesima conferma dell’idiozia umana. Ci sono voluti quattro miliardi e mezzo di anni per arrivare a creare un perfetto mostro di idiozia che chiamiamo uomo (con la emme minuscola) incapace a conservare quel minimo di equilibri per se stesso e, soprattutto, per altri simili. Anche per quelli già morti.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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