“E’ stato un piacere conoscerti e picchiarti”, così dice Lord Bett Sinclair, ovvero Roger Moore all’americano Danny Wilde, al secolo Tony Curtis. E’ il primo episodio di una fortunatissima e brevissima serie intitolata “Attenti a quei due” che venne trasmessa anche dalla TV italiana nei primi anni settanta, quando i canali erano solo due e tutti rigorosamente in bianco e nero. Sarà per l’humour tipicamente inglese, sarà per quell’essere rozzo e spiccio americano, sarà per le donne tutte “sventole e bionde”, sarà per la auto da favola e sarà per le bellissime location ma io, quel telefilm, me lo ricordo a colori. Come gli occhi di Roger Moore, come quel suo saper vestire, parlare, muoversi, tipicamente old english, terribilmente “British”. E’ scomparso oggi, all’età di 89 anni, Sir Roger George Moore, conosciuto semplicemente come Roger Moore o come “il Santo”, grazie alla serie Tv dove interpretava il ladro gentiluomo Simon Templar. Moore è stato però soprattutto James Bond, il miglior suddito di sua Maestà Britannica, lo 007 che camminava tra marchingegni fantascientifici e belle donne. Ho amato Moore per quello strano telefilm “Attenti a quei due” che passava verso le 19.00 su rai2, prima di uscire con gli amici. A quegli episodi è legata la storia di una vecchia amicizia con un ragazzo che non sopportava gli inglesi e men che meno gli americani. Non sopportava il telefilm e di riflesso non amava chi, come me, quel telefilm lo seguiva. Era un anti americano, anti britannico, accusava tutti di colonialismo culturale, era un sedicente poeta amante della letteratura russa e armena. Un rompipalle. La serie (se non ricordo male andava in onda di martedi) lo costringeva ad aspettare che finisse per poter uscire con me. “Perché guardi questa nefandezza?” mi diceva. “Perché ci sono le auto, le donne e perché c’è Roger Moore”. “Un inglese servo della regina, per colpa di gente come te non potremo mai fare la rivoluzione”. Ho amato Roger Moore, mi piaceva il suo volto da inglese vero, ironico, signorile. L’ho amato pur non amando moltissimo gli inglesi. Il mio amico, invece, finì a Londra, si sposò con una scozzese e cominciò a vestire “british”. Avrei voluto dirgli, di cuore: “E’ stato un piacere conoscerti e picchiarti” ma non l’ho fatto. Mi piace pensare che la frase, bellissima, sia solo di Roger Moore, dei suoi film, soprattutto di quella “spia che mi amava” girata nel 1976 in Sardegna, di quell’arrivo con la Lotus ripreso nel porto di Palau, l’inseguimento automobilistico a San Pantaleo e a Porto Cervo e il tuffo dell’auto dentro quell’acqua limpida e incredibile di Capriccioli. (a questo proposito leggetevi il bellissimo resoconto di Fracesco Giorgioni sul film “la spia che mi amava e guardate le foto scattate in Sardegna, nell’articolo pubblicato su sardegnablogger) A volte i film si mescolano con la vita, con i ricordi e con la malinconia che è “saudade” brasliana ma anche “glliua” algherese: quell’osservare il mare dalla parte di una lotus e sentire da lontano poche e semplici parole: Piacere Bond. James Bond.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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