di Maria Dore
Non può esistere una città senza cinema.
Ogni città è un piccolo mondo: come tale non è viva abbastanza senza IL cinema e senza UN cinema. Sì, usiamo entrambi gli articoli. Quello determinativo per riferirci al cinema come Arte, quello indeterminativo per intendere invece il luogo fisico, la struttura che va ad ospitare al suo interno le produzioni di questa arte.
Entrambe le considerazioni mi portano a rifiutare di accettare l’esistenza di un cinema esclusivamente all’interno dei centri commerciali di periferia, già meta di pellegrinaggi costanti per il prosaico shopping e causa della perdita dell’identità di numerosi centri.
Non può esistere una città senza cinema. A prescindere da come questo funzioni, probabilmente.
Per questo, il fatto che la nostra Sassari abbia ripreso possesso del Moderno, è un successo indiscutibile. Tanto più se si considera il pienone registrato dal Moderno nel periodo natalizio. Periodo durante il quale anche io ho scelto il mio film, designando il remake di Assassinio sull’Orient Express firmato da Kenneth Branagh. Il fatto che io sapessi già chi fosse l’assassino, avendo visto la versione del 1974, non ha sminuito il mio entusiasmo. Perché la persona con la quale mi sono accompagnata era invece completamente ignara della trama e io non non vedevo l’ora di vedere la sorpresa sul suo volto una volta svelato il finale. Ed era dai tempi dell’infanzia che non trascorrevo un Natale andando al cinema, complice la scarsità dell’offerta causata dall’invasione degli orrendi cinepanettoni. E invece. Invece al botteghino del moderno una scritta sullo schermo mi gela, annunciandomi che i posti per la proiezione sono esauriti. Il mio sguardo supplichevole alla cassiera è inutile. Mi si consiglia di prenotare on line, perché sono giorni di tutto esaurito. Certo, che ci vuole. Ma sarà sufficiente anche presentarmi al botteghino con un po’di anticipo, penso, acquistare il mio biglietto e ingannare il tempo che mi separa dalla proiezione facendo dell’altro. E invece. Invece un amico mi informa che la soluzione non è questa. Anche recandosi al cinema con due ore di anticipo, i biglietti non si trovano. Ribadiscono: meglio prenotare on line. E che ci vuole, in fondo. Ci vuole un euro in più. Sì, la prenotazione on line comporta il balzello di un euro. Chiariamo subito il concetto: delle proteste che accompagnano il ritorno del Moderno in città, alcune sono esagerate e un euro in meno in tasca non è una tragedia per nessuno. Resta però sempre quel quesito in sottofondo che impedisce di afferrare il senso generale di certe operazioni. Perché una prenotazione on line deve essere accompagnata da un surplus di costo? Specie se un biglietto d’ingresso costa già ben 8 euro. Andate a vedere i prezzi degli spettacoli cinematografici negli altri paesi europei. Tornano in mente i famigerati costi di ricarica per i cellulari. Nessuno sapeva cosa fossero, eppure mai si aveva il telefonino senza credito. Poi ci hanno detto che erano illegali. Ecco, il principio è lo stesso: il cinema e un cinema valgono bene un euro. Ma davvero, non ha senso. Comunque, il fastidio maggiore di tutto ciò è che non mi sono potuta godere né la trasposizione cinematografica della geniale storia di Agatha Christie, né la faccia del mio accompagnatore alla fine dello spettacolo. E non potete capire la fatica che sto facendo nel trattenermi dal rivelargli chi sia l’assassino…
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