Il cinema multisala di Sassari? Sarà in pieno centro, appena fuori dal perimetro antico delle mura. Di pochi metri. E considerate che nel 1924, quando fu inaugurato il “Gran Cinema Sassari”, l’antenato dell’attuale “Moderno”, doveva essere ancora vivo qualcuno che le mura che chiudevano Sassari le aveva conosciute in piena funzione. Vennero demolite nella seconda metà dell’Ottocento. Da tanto tempo non c’erano più nemici da tenere fuori dalla città, ma soprattutto fuori dalle mura doveva andarci la città e quel ciclopico serpentone di tufo era un impedimento. Agli inizi degli anni Venti del Novecento l’espansione era ancora in corso, con tutto lo stupore creativo che ne conseguiva. La modernità non era un vezzo, era una necessità. E a Sassari, allora, progresso voleva dire anche teatro e cinema. E su cose del genere quella classe imprenditoriale investiva moneta sonante. Non a caso a due passi, sempre a ridosso delle mura, c’era già il Politeama Verdi. Anzi, in quel 1924 c’erano ancora le sue macerie. Nato nel 1884 e quasi del tutto distrutto da un incendio nel 1923, il Verdi ricostruito sarebbe stato inaugurato soltanto nel 1926. E’ singolare questa vocazione alla modernità del “Moderno”, che sta per diventare un cinema multisala con quattro schermi. Quando nacque in corso Umberto (ora il corso è diventato viale), il “Gran Cinema Sassari” venne celebrato per i suoi mille posti ma soprattutto per la sua “modernità di mezzi”, come scriveva “La Nuova Sardegna”, che parlava del buffet alla moda, della pista di pattinaggio, del palcoscenico all’aperto per il varietà e di mille altre cose in parte realizzate e in parte descritte come progetti dal direttore Roberto Pappalardo, un marchese-imprenditore che subentrerà ai Carlino nella proprietà e ben presto prenderà anche la gestione del nuovo “Verdi”. L’altra rinascita fu nel 1948. E fu talmente all’insegna della modernità che il vecchio “Gran Cinema Sassari” diventò tout court “Moderno”. Una ristrutturazione che gli diede linee e struttura talmente all’avanguardia da non mostrare segni di evidente vecchiaia sino alla fine del secolo scorso e ai primi anni del Duemila, quando a entrare in crisi non fu tanto il locale quanto il modo di proporre il cinema nei cinema. Era finita l’era delle immense sale fumose da inzeppare il sabato e la domenica persino con persone in piedi. Ed era arrivata quella delle multisale, platee più piccole ma tanti schermi nello stesso edificio dove lo spettatore può scegliere il suo prodotto preferito in un’offerta ampia e goderselo insieme a tante altre comodità. E’ questa la terza vita del “Moderno”, che ha chiuso i battenti per una radicale ristrutturazione che in pochi mesi lo trasformerà nella prima multisala sassarese. Al centro di Sassari, perché nel frattempo l‘espansione della città ha ampiamente varcato le mura. L’imprenditore viene da Cagliari. Si chiama Alessandro Murtas, 54 anni, gestore e proprietario di altre multisale nel capoluogo sardo, distributore cinematografico (questo significa che conosce il mercato come le sue tasche) e impresario teatrale e televisivo. Il lavoro sarà seguito dallo studio Celata di Roma, specializzato nella realizzazione di locali cinematografici, affiancato dallo studio degli architetti Luigi Gavini e Sandro Roggio. Per compiere il delicato lavoro in un edificio che ormai è storico, anche se non formalmente vincolato dalla soprintendenza, si è rivolto a questo studio di architettura sassarese tra i più accreditati in Sardegna proprio negli interventi sugli edifici tutelati. Ma interventi che devono avere importanti ricadute pratiche soprattutto sul piano economico. Tra i tanti prestigiosi lavori compiuti su strutture storiche, si possono citare quelli dell’ex Infermeria San Pietro, dell’ex Mattatoio e del palazzo della Provincia di Sassari, del Palazzo civico di Cagliari, del Museo dell’Argentiera, delle Concerie di Bosa e della casa Costi Garau di Ozieri, divenuta sede universitaria. Il progetto del “Moderno” è firmato da Celata, dagli stessi titolari dello studio Roggio e Gavini e dall’architetto Gian Vito Passaghe. Vi collabora anche il giovane architetto Sergio Bionda. La terza era del Moderno comincia nel 2015, quando Alessandro Murtas decide di investire nell’unica importante città sarda priva di multisale. Una città nella quale l’antica tradizione anche imprenditoriale nel campo dello spettacolo è frenata da molti anni da una crisi economica e culturale che molti chiamano declino. “Ma io penso che la crisi sia ovunque – ci dice Alessandro Murtas -, non credo che Sassari sia peggio di altri luoghi. E mi è sembrato un’assurdità che questa nostra città sarda dalle tradizioni così significative, sede universitaria, centro di un hinterland popolatissimo con il quale interagisce, potenziale attrazione di un notevole flusso turistico, non avesse ancora una multisala, il più moderno strumento di fruizione del cinema”. Ecco quindi la scelta di prendere la gestione del “Moderno”, rilanciarlo come monosala e studiare il mercato. Ottimi i risultati di questo anno di sperimentazione. I sassaresi sono ancora appassionati di cinema, nonostante la strage di locali cinematografici. Negli ultimi anni hanno chiuso Ariston, Quattro Colonne, il Verdi è praticamente solo teatro, e prima erano già scomparsi l’Astra, lo Smeraldo, il Rex e il Ferroviario. Aggiunge Murtas: “Ho fatto le mie considerazioni, sono anche distributore e me ne intendo, ma ho fatto anche compiere una vera e propria indagine di mercato da alcuni analisti. E ho deciso di investire su Sassari”. Di investire soprattutto sul centro di Sassari: “Rispetto a certe cattedrali, noi siamo al centro storico e ci rivolgeremo anche a un pubblico colto, che qui è numeroso e desideroso di offerte. Naturalmente non siamo tanto pazzi da buttare via Checco Zalone, ma saremo in grado di offrire un panorama completo della migliore produzione cinematografica mondiale”. Questo aspetto della collocazione centrale è giudicata interessante anche dall’architetto Sandro Roggio, urbanista e studioso tra l’altro del progressivo spopolamento umano ed economico del centro cittadino: “E’ una delle scommesse importanti di questa operazione: sfruttare la circolarità dei flussi interni”. Significa in sostanza che quella zona del centro è strategicamente protagonista di un intervento di ripopolamento culturale e commerciale. Nel raggio di pochi metri, l’immensa caserma La Marmora dovrebbe diventare sede di alloggi e strutture universitarie, il teatro Verdi è destinato a un rilancio, già ora la zona di piazza Castello è sede di librerie, locali di pregiata gastronomia, pasticcerie, bar storici e rinomati, a due passi, giù nel Corso, c’è il Teatro Civico, attivo quasi quotidianamente. Insomma, una fiammante multisala al centro di questo brulicare di iniziative potrebbe essere risolutiva: da un lato darebbe alla città ulteriore circolazione di pubblico, dall’altro si avvantaggerebbe di quella già esistente. Murtas ha investito soprattutto su questo concetto, dimostrando tra l’altro di essere di tutt’altra pasta rispetto all’atteggiamento rassegnato di una certa imprenditoria sassarese, pronta a protestare per le piste ciclabili o fare sorrisini di scherno su altre operazioni pubbliche certamente rischiose come quella della La Marmora, ma meno rapida a creare e investire per guadagnare e fare guadagnare alla città. Insomma, la speranza è che questo imprenditore venuto dal Sud dia una scossa alla cultura dell’assistenza. Murtas (che si avvale della consulenza artistica di Sante Maurizi) non è ancora proprietario dei muri del “Moderno”. Per un accordo con gli attuali proprietari, lo diventerà nel 2018. E nel frattempo investe sulla ristrutturazione dalla quale verranno fuori una sala da 270 posti, una da 130 e due da 60. Complessivamente meno dei 700 attuali. Che però, con un’offerta unica, restano ora in gran parte vuoti. Mentre quattro film diversi proiettati contemporaneamente in altrettanti locali dotati di ogni comodità e tecnicamente all’avanguardia sul piano della visione e dell’audio, attirano il pubblico. E’ il principio vincente della multisala sperimentato in ogni parte del mondo; e in Sardegna, con successo, a Cagliari, Nuoro, Olbia, Oristano, Tortolì e altri centri. Sarà una ristrutturazione attenta ai caratteri storici del locale ma necessariamente di rinnovamento. All’esterno l’immagine con cambierà di molto, anche se gli attuali portici verranno naturalmente sottratti all’immagine di abbandono che ora offrono. Ma tutto cambierà dentro, dove la creazione delle quattro sale indipendenti lascerà molto spazio a tutte le strutture di relazione. Il foyer, a esempio, sarà un grande spazio multifunzionale, un luogo d’incontro e di soggiorno dove si potranno trovare bar, mostre d’arte ed esposizioni di produzioni commerciali di qualità. Al livello superiore ci sarà un ristorante, come era un tempo, e forse anche lì verranno organizzate proiezioni. Nel sottopiano, dove i progettisti hanno riscoperto altre vestigia di un passato più vivace dell’imprenditoria sassarese, e cioè una piscina, verrà fatto un jazz club che ospiterà anche cabaret. E Murtas, procuratore teatrale tra l’altro del gruppo Lapola e di altre compagnie, di queste cose se ne intende. I circa duemila metri di giardino che si estendono dietro l’edificio, verranno riattati e probabilmente utilizzati per attività all’aperto. Insomma, l’attuale corpo di fabbrica attualmente utilizzato per non oltre la metà, sarà sfruttato del tutto per dare utili a chi ha investito, naturalmente. Ma anche per uno dei pochi tentativi di rilancio della città di Sassari.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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