Sono un uomo di mondo ma non ho fatto il militare a Cuneo. Meglio, non ho fatto il militare perché prima ho utilizzato i famosi rinvii da studente universitario sino a ricevere il foglio di congedo illimitato provvisorio che mi considerava in sovrannumero. Non ne ho fatto una malattia e ho vissuto la mia vita senza poter raccontare nulla della leva o della naja. Ho avuto però amici, parenti, conoscenti che il militare lo hanno fatto e tutti hanno sempre voluto raccontarmi un pezzo della loro storia: chi mi ha parlato del Car della Spezia, chi della Cecchignola, di Taranto, di Trieste, chi era imboscato (categoria trasversale ad ogni generazione, guerre comprese) chi si dava ammalato, chi chiedeva la licenza agricola, chi si faceva salire la pressione, chi puliva i cessi e chi, soprattutto diceva “è un’esperienza che ti fa maturare”. Sarà, ma credo di essere maturato anche marciare, fuggire saltando un muro di una caserma o sottostare a giochi idioti dei famigerati “nonni”. Ammetto che avevo un po’ di paura e ho sempre guardato con terrore al film “marcia trionfale” dove un giovanissimo Michele Placido viene prima vessato e dopo da vittima diviene carnefice. Non credo che andare a servire la patria per dodici mesi, pianficata in quel modo balordo, fosse qualcosa di davvero utile. Il 24 ottobre del 2000 a larga maggioranza il Parlamento italiano approva il disegno di legge che riforma il servizio militare abolendone l’obbligatorietà. L’esercito, da quel giorno, sarà formato solo da professionisti. Nessuno potrà più dire: “Ho fatto il militare a Cuneo”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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