Il volo Alghero-Milano delle undici e cinquanta impiega 55 minuti, ma l’attesa per il bagaglio dura un’ora e un quarto (maledizione, perché lo abbiamo fatto mettere in stiva?).
Mattia è felice che finalmente vedrà la Metropoli, il Duomo e la sua galleria, e Pavia, la Certosa, e al ritorno ancora Milano e il Castello Sforzesco.
E’ il regalo per il suo compleanno: un viaggio di due giorni con i nonni che lo portano a Pavia approfittando della visita periodica del nonno al policlinico San Matteo.
Pranziamo velocemente in aeroporto e via, sul 73, per Milano centrale, dove arriviamo alle 17.55.
La Stazione Centrale è una delle opere architettoniche che più mi appassionano, per la maestosità della facciata, per l’imponenza delle sue arcate, per la storia che su quei numerosi binari vi è transitata. E io, tutte le volte che ci vado m’ incanto!
Anche Mattia, un bambino curioso che non lascia niente all’improvvisazione, è incantato. E si è anche documentato: ci spiega che è una delle stazioni più importanti d’Europa, la seconda d’Italia, che è stata terminata sotto il fascismo ma progettata prima della Grande Guerra e che la sua galleria era fatta per far transitare le carrozze a cavallo che portavano i passeggeri e le merci in transito (e poco ne sa quello scricciolo di appena undici anni!).
Ma non possiamo soffermarci oltre ad ammirare e ad ascoltare ammirati: il treno per Pavia, parte alle 18.05, appena dieci minuti per arrivare alla biglietteria e fare i biglietti, sperando che non ci sia coda agli sportelli..
Ci fiondiamo di corsa all’interno, sicuri, in fondo a destra, ripetiamo ad alta voce, tutti trafelati!
Noooo!!! Niente biglietteria! Sparita, sostituita da una fila di distributori automatici di “documenti di viaggio” molto simili a distributori di bibite. Ma tutti gialli!
Mi scappa un “azzzz e ora?” Solo per leggere le istruzioni ci vuole mezz’ora!!!
-Non ce la possiamo fare, e chissà a che ora è il prossimo treno per Pavia.
Porca miseria, sperduti in una stazione gigantesca, con l’aria disperata, cerchiamo di restare calmi soprattutto per Mattia, che ci guarda, spaventato mica tanto… ma divertito…..
La nostra espressione, per quanto mascherata, non è sfuggita ad un giovane, alto, biondo, occhi chiari, di corporatura robusta e dall’accento sicuramente di un Paese dell’est, forse romeno. Osserva i passeggeri trafelati appoggiato ad uno dei “bestioni” gialli, ci guarda, si avvicina e:
-Dove andate?
-A Pavia, risponde Bruno.
Si volta verso la macchinetta, digita qualcosa con abilità e:
-Parte tra cinque minuti, ci dice. -Quanti siete?
-Due adulti e un bambino.
Ancora qualche battuta sulla tastiera e.. -Fanno 22 €, è un intercity, 28 minuti di viaggio….facciamo?
-Certo, facciamo!
Bruno gli mette in mano due banconote da 20 € , che il nostro “amico” infila nella fessura. La macchinetta emette il biglietto e scarica il resto.
C’era fretta, tanta fretta nel nostro uomo, pareva che fosse lui sul punto di perdere il treno (o per scappare?).
Mette il tutto nelle nostre mani e: -Veloci, veloci, binario 20, carrozza 6, posti numero 83, 84, 86! Se c’è qualche passeggero fatelo alzare, ok? I posti sono tuoi!
E restituisce il resto…
-Ok, faccio timidamente e meravigliata.
-Se volete…una piccola mancia…. Questa volta è lui che mostra timidezza.
Una piccola mancia??? Ma certo, nostro eroe!!!
Gli mettiamo in mano qualche euro e continuiamo a ringraziarlo, mentre lui ci invita ad andare: -Veloci, veloci, altrimenti lo perdete!!! Binario 20, ricorda!!! VELOCI!!! VELOCI!!!!
Io per la verità mi sarei fermata ancora a ringraziarlo e magari anche a chiacchierare, ma aveva ragione lui, il treno l’abbiamo preso al volo…
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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