Canzone per te, di Sergio Endrigo, è una gran bella canzone. Certo, i ragazzi del Volo non sono proprio il massimo e poco c’entrano con la musica leggera, però cantare questo pezzo storico con Claudio Baglioni è un passaggio fondamentale per riporre la musica leggera nel pentagramma “classico”. Non è “E tu” duettata con Fiorello però è un momento molto nazional-popolare. D’altronde i tre ragazzotti giusto tre anni fa hanno vinto il Festival e il pubblico acclamante ha dedicato loro una standing ovation per “Vincerò”. Tutto questo è – lo dico sottovoce – microsociologia conservativa che prende a pugni la società liquida di Bauman. Certo, poi direte che siamo fermi a queste cose, che è un paese bloccato sul bel canto, che noi siamo quelli della musica colta, (noi chi?) quelli della letteratura colta, (quale?) quelli che “percaritàdidiotuttotrannesanremo” quelli che “avevo altro da fare” e, giusto per essere cinici, “questi votano, oddio”. Potete dire tutto quello che vi pare che Baglioni sia di plastica (ma chi? Lui o le canzoni?) che Favino si sia venduto (e mica era comunista) che anche Ghini si è venduto (lui si che era comunista) che Biagio Antonacci “percaritàdidiochepalle” che la Hunziker “percaritàdidiochetetterifatte” e “machilavesteaquesta?” che dovevano vincere Elio e le storie tese perché sono gli unici a cantare cose alte dentro questa bassezza (cose alte? Ma la canzone di Diodato l’avete sentita? Gli eli rosicano per questo pezzo ben costruito e ben interpretato). Insomma vi chiedo (e ve lo chiedo in maniera pasoliniamente scandalosa): “che cazzo volete?” Un festival scritto da Umberto Eco, con musiche di Bruce Springsteen, presentato da Dario Fo e Madonna, scenografia di Picasso, fotografia di Man Ray, testi di Kafka, Prevert, Victor Hugo e Cervantes, giusto per restare sul classico? Oppure dare tutto in mano a Sepulveda e Marquez? Ma davvero non si può dire che in fondo Sanremo è un attimo, una parentesi in questo covo di cinici assettati di sangue a tutti i costi. Rilassatevi che Pippo Baudo è solo un artista. Nazionalpopolare, ma sempre un artista. Non prendetelo e non prendetevi troppo sul serio che non ne vale la pena: “la vita è adesso, il sogno è sempre”, firmato quello strano cantautore che si chiama Claudio Baglioni. Sono solo canzonette. Da sempre e per sempre.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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