Che non sarebbe finita a tarallucci e vino era abbastanza chiaro. Lasciando fuori dalla contesa l’assalto alla sede delle CGIL a Roma, (frutto di un’altra strategia della tensione e legata a frange dell’estrema destra bravissimi nel soffiare sul fuoco della protesta utilizzando quel populismo strisciante e pericolosissimo) la disputa tra vax e no vax si capiva che sarebbe finita in ospedale. Se lo auguravano i vaccinati che aspettavano al varco del pronto soccorso chi si rifiutava categoricamente di effettuare le dosi di vaccino contro il covid e lo speravano anche quelli che, invece, continuavano ad affermare che il covid è solo una malattia come le altre e il vaccino è inutile. Uno dei duelli finali è stato consumato a Pesaro, nel pronto soccorso dell’ospedale di San Salvatore. Da una parte il primario, il Dr. Umberto Gnudi e dall’altra i “no vax” che, purtroppo, sono finiti in ospedale costretti ad affidarsi alle cure dei medici. Il Dr. Gnudi lancia uno sfogo sulla sua pagina facebook e diventa subito virale. Scrive il medico: “Sui social cerco di essere il più possibile politicamente corretto, ma adesso non posso più farlo. All’ennesimo caso di no vax positivo (anziano con figli no vax, strafottente cinquantenne “tanto a me non capita”, trentenne palestrato “con questo fisico non ho paura di niente”) che vuol dire più lavoro e più rischio per noi sanitari stremati, ma soprattutto meno risorse e posti letto per tutti gli altri malati, vittime innocenti di cieca stupidità, ho perso la pazienza! Non voglio più avere a che fare con voi!!! Vi curerò, è il mio lavoro, ma senza parlarvi. Sappiate che vi disprezzo. Non è questione di libertà di pensiero, ma di rispetto per la comunità. Non ne avete, non ne meritate. Avrete le mie cure al meglio che posso, come sempre. Ma sappiate che mi fate schifo”.La dichiarazione è ovviamente molto forte e merita qualche piccola riflessione. Il medico ha ragione nel sentirsi avvilito quando si trova davanti qualcuno che non ha seguito ciò che suggerivano gli scienziati ed è altrettanto resiliente quando ricorda che avranno comunque le sue cure, al suo meglio, come sempre. Ma, aggiunge come finale della storia, “mi fate schifo”. Questo sembra essere il punto di non ritorno, la ciliegina rancida su una torta avvelenata da tempo. Si potrebbe obbiettare che anche i fumatori, gli alcolisti, i tossicodipendenti danno del filo da torcere al povero medico. Lui però controbatterà che fanno male solo a se stessi. Con i no vax, diciamolo, non c’è molta empatia, sono diventati una minoranza fragorosa e rumorosa con il diritto-dovere di essere curati al meglio. Se poi, i medici li cureranno senza sorrisi è, forse, comprensibile. Un po’ se la sono cercata con la loro sicurezza e certezza che a volte crollava davanti alla malattia conclamata. Quel “Mi fate schifo” è forse troppo, ma è difficile, ormai, vivere giorni sereni, soprattutto se si è medici e si deve far fronte ad un’emergenza ormai endemica. E questa non è una buona notizia. Quanto sarebbe bello un vero dibattito sul concetto di “libertà”. Ne avremmo davvero bisogno. E quanto sarebbe bello gettare alle ortiche l’ideologia che, lo dico per esperienza vissuta, non cura nessuno.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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