Mi fa male osservare quel muro interminabile e inutile, ma mi fa più male sapere che c’è ancora gente in grado di costruire nuovi muri. Mi fanno male quei ragazzi davanti ai semafori o alle banche o ai supermercati e noi che ci giriamo, che facciamo finta di telefonare, di scusarci, che apriamo le mani per dire “non ho spiccioli” e non sappiamo neppure vergognarci. Mi fa male sapere che una direttrice di un carcere minorile trafficasse con delle cooperative per fare assumere i suoi figli, i suoi nipoti, i suoi amici; perché poi è difficile poter parlare di punizione e di redenzione. Mi fa male vedere un signore che agita una pistola in una trasmissione e non capisce di quanta solitudine si ha bisogno per uccidere qualcuno e mi fa male sapere che quel signore è stato invitato per aumentare “l’audience” e mi fa ancor più male essere considerato un cretino dai signori della televisione. Mi fa male passare in via Roma, a Cagliari e leggere, ogni volta diversi, i cartelli della rabbia e della disperazione davanti al palazzo regionale muto e spoglio. Mi fanno male i bambini che non sorridono, i grandi che non riescono a sorridere, i vecchi che non possono sorridere. Mi fa male vedere che tutti i giorni c’è qualcuno più furbo di qualcun altro, che intende fregare più di qualcun altro, che non timbra il cartellino, che parcheggia in doppia fila o sul marciapiede, ma solo un “attimino”. Mi fa male vedere il ragazzo con la sedia a rotelle attendere quell’attimino il signore con il Suv che quasi si scoccia e non si scusa. Mi fa male leggere le sciocchezze su alcune bacheche nei social network, mi fa male non riuscire a far riflettere le persone, a suggerire che le notizie vanno prima verificate. Mi fanno male quelli che sentenziano, che sono sempre sicuri; quelli che, come dice Gaber: “sanno tutto e prima o poi te lo dicono.” Ma mi fanno male anche i silenziosi, quelli sempre in ordine, sempre pronti e sempre falsamente sorridenti. Mi fa male il mondo: meglio, mi fanno male molti dei suoi abitanti. Mi fa male sapere che c’è gente disposta a tutto pur di primeggiare, trafficanti di droghe, di esseri umani. Mi fa male sapere che c’è gente disposta a tutto pur di non sentire quanta corruzione, quanta cattiveria gira in questo mondo. Ecco, a pensarci bene, la frase più bella ce la regala sempre Giorgio Gaber nel suo bellissimo monologo mi fa male il mondo: “Mi fa male l’ignoranza, sia quella di andata che quella di ritorno.” Riascoltatevelo questo pezzo. Vi prego. Mi fa molto male pensare che Giorgio non sia più qui a dirci quanto gli faceva male il mondo.
pubblicato il 24 ottobre 2015
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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