Due anni fa scrissi questo raccontino per descrivere le difficoltà di un genitore di fronte all’innocenza infantile. Mi pare che sia pertinente riproporlo oggi, giusto che si fa un gran parlare di questo mito infantile. Sardegnablogger ha migliaia di pezzi, ormai, in archivio, e crediamo che si faccia cosa gradita, al lettore, riproporli quando è il caso.
Recentemente mi sono trovato ad affrontare uno di quei piccoli problemi educativi che affollano la vita di un genitore moderno. Mio figlio ha compiuto 12 anni ma, fatto più unico che raro, è ancora convinto dell’esistenza di Babbo Natale. E’ un problema: si è trovato, a scuola, coinvolto in una discussione, solo contro tutti, ed è stato preso un po’ in giro dai compagni. Forse è il caso di dirglielo, a 12 anni compiuti, che Babbo Natale non esiste. Un po’ è colpa mia: sapendo della sua passione per le scienze, gli avevo girato la questione raccontandogli di centri computerizzati dove un grande Babbo distribuisce regali. Gli ho reso la storia plausibile per la sua mente appassionata. Poi tutta una sequenza aneddotica familiare dove, ad ogni Natale, il Babbo riesce ad entrare di nascosto in casa e portare i regali. Babbo Natale è furbo, non lo frega nessuno. Lo trovo intento a scrivere la tradizionale letterina a Babbo Natale per i regali. Penso che stavolta mi toccherà infrangere i sogni di questo ragazzino ancora bambino. Penso che sarebbe giusto che tutti i genitori potessero avere problemi così. Penso che sarebbe bello che le infanzie di questa terra, potessero essere tutte costellate di fate, maghe e babbi natali. Ma penso anche che è sbagliato dilatare una infanzia fino a dodici anni, quando ci sono luoghi dove l’infanzia viene negata per intero. Improvvisamente mi sento, come genitore, un po’ più inutile, e come uomo, un po’ più vecchio. Ma è giusto così, lo devi fare. Forte di questo pensieri, vado ad affrontarlo. Figliolo, ora sei cresciuto, hai compiuto 12 anni. Mio figlio mi guarda. Nei suoi occhi vedo l’innocenza di un bambino cresciuto in un ambiente familiare protetto, garantito, sereno. Mi scorrono le immagini di bambini che vagano tra le macerie, bambini affamati, bambini con un’arma in mano. Non è un mondo per bambini questo. Altrove la violenza si manifesta chiaramente, qua la si produce e la si nasconde con l’ipocrisia. Penso agli studenti che hanno impedito ai bambini Rom di entrare a scuola. In fin dei conti, Babbo Natale è una creazione dello spirito dell’innocenza. Esiste finché esiste l’immaginazione del bambino, poi scompare con la crescita e gli altri interessi dell’età che cambia. Mio figlio mi guarda con aria interrogativa, succhiando la matita con la quale faceva il disegno per la letterina di Natale. No, niente figlio mio. Niente. Avercene di innocenza in questo mondo.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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