Nel 1977 avevo diciotto anni e molte speranze nel mio orizzonte. A scuola avevo conosciuto un professore di letteratura, amante di Pasolini, di Pavese e di Jean Paul Sartre. Un giorno mi disse che stava per intraprendere un viaggio difficile: andava a Poona, per incontrare Osho Raynesh, conosciuto anche con il nome di “Bhagwan” (Benedetto-Realizzato). Questo strano signore era un guru indiano che aveva fondato il movimento degli arancioni e proponeva una nuova religiosità e un nuovo modo di vivere. Salvatore, il mio professore, partì per l’India durante le ferie estive e ritornò ad Alghero che vestiva completamente di arancione, pensava arancione, parlava da arancione. “Non mi chiamare più Salvatore”, mi disse, “da oggi sono Swami Swatmo, che significa “dolce luce”. Mi invitò insieme ad altri amici a casa sua, ci chiese di sederci in semicerchio, chiudere gli occhi e dire insieme “oooooooommmmmm”. Insomma, questa storia durò poco e dopo dieci minuti salutai e tornai a Pasolini, Pavese e Sartre. Il problema è che Salvatore, in India, acquistò molti vestiti arancioni ed inoltre un registratore a cassette e tante c90 (audiocassette) con registrate le conferenze di Bhagwan. Scoprimmo (e provammo a dirglielo) che il registratore lo aveva acquistato a prezzo doppio che in Italia, così come le magliette e le camicie di pessima fattura. Il nostro guru che aveva trovato molti occidentali disposti a seguirlo ebbe dei problemi di salute e si trasferì nell’Oregon, dove costruì un grande centro simile ad una città. La sua segretaria Sheela aveva notevoli capacità organizzative e il nostro guru navigava nell’oro e con molte auto di lusso. Insomma, dopo qualche anno gli arancioni si stinsero e questa storia la ricordano solo quelli della mia generazione. Osho non c’è più (è morto) e gli arancioni vendono i libri con le parole di Osho e su internet potete trovare, abbastanza facilmente, tarocchi, meditazioni di Osho e pare che continuino ad avere un buon pubblico. La dottrina di Osho era piuttosto dirompente ma giocava sulla contradditorietà. Diceva Osho: “Dio essendo tutto comprende tutto, anche le contraddizioni”. Potete pensarla come volete ma a me questa storia degli anni ottanta mi riporta ai giorni nostri, ai nostri guru, vicini e lontani: quelli che tutto sanno sui vaccini, quelli preparati sulla TAV, quelli che discettano dall’America e quelli che ci raccontano dell’invasione dei migranti. La speranza è che tutto si stinga abbastanza velocemente e si ritorni a Pasolini, Pavese Sartre e ad altre belle letture.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.012 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design