Lo accusano anche di usura, adesso. Che per Graziano Mesina dev’essere un reato poco onorevole. Voglio dire, non è che le altre accuse lo coprano d’onore; ma, così, anche dal punto di vista del suo ordinamento giuridico barbaricino (e Antonio Pigliaru mi perdoni per questa goffa citazione) l’usura proprio non va bene. Magari poi lo assolveranno per tutto. E chi lo sa? Ma per ora il quadro che viene fuori dalle indagini sui suoi anni di uomo libero perché rimesso in libertà, è inquietante, come dicono quelli che se ne intendono. E in effetti, se io avessi avuto un debito che lui chiedeva venisse saldato, molto quieto non sarei stato. Però questo è materia di giudici e carabinieri. Io vorrei soltanto ricordare tutti i sardi che per anni e anni ne hanno fatto un eroe, un simbolo di riscatto, un coraggioso perseguitato, un resistente nuragico, un brigante nell’accezione nobile del termine. Io non ce l’ho con il mondo dei media che con grande superficialità ha creato in altri tempi l’epopea di un ribelle a chissà quale sistema, forse allo stesso sistema che finanziava quei giornali e gli andava bene che creassero saghe per sorvolare sui problemi veri. Non ce l’ho neppure con i grandi e piccoli giornalisti che hanno creduto o fatto finta di credere a quella ondata neoromantica di latitanti tra gli ovili, colleghi che non sapevano quale fosse il vero e antico odore dei custodi di greggi nella nostra cultura e tornavano nelle redazioni con il sentore di pecorino e quattro appunti sui primi luoghi comuni nei quali si erano imbattuti. E tanto meno ce l’ho con Mesina, forse intrappolato nel suo stesso mito fatto di mille leggende e di poche verità: a lui devono pensare i giudici, non certo io. Io ce l’ho con tutti quelli che negli anni passati hanno associato al suo nome una delle cose più serie e vere alle quali io possa pensare. E cioè il riscatto della mia terra. Ce l’ho non soltanto con chissà quali indipendentisti o professionisti del lamento sardo, ma anche con certi intellettuali in cerca di spazi alla moda che hanno spinto tanti, troppi sardi, spesso giovani, a pensare che un uomo come Mesina potesse rappresentare il nostro riscatto. Qualunque cosa si intenda, per “riscatto”. Per me a esempio vuol dire fare parte a pieno titolo, con ogni diritto e ogni dovere, della comunità nazionale. Ma anche molte concezioni di “riscatto” meno ”italiane” e più autonomistiche della mia hanno una nobiltà di idee e programmi che così, a prima vista, ha poco a che fare con Graziano Mesina. Dice che la terra che ha bisogno di eroi è proprio nei guai. Ma se sceglie certi eroi vuol dire che i guai sono davvero seri.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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