Non mandatemeli, meglio niente. Io di messaggi sms o whatsapp riciclati non ne voglio ricevere. Se invece proprio non resistete, sappiate che vi risponderò con queste parole. Non offendetevi, lo faccio con amore.
La vita, alla mia età non da giovane ma manco da vecchio, è ormai un lavoro di sottrazione. Qualcuno diceva che la scultura è già dentro il masso di marmo, bisogna solo eliminare quel che non serve.Si cerca appunto di eliminare il superfluo, l’inutile, anche se quando passo ore a perlustrare le offerte sulla app di Amazon capisco che questo lavoro su me stesso è ancora molto lungo.Ora, tu mi hai mandato un messaggio sul telefonino per augurarmi Buon Natale e felice anno nuovo. Non c’è il mio nome, nel messaggio, non nomini nessuno dei miei familiari, forse non sai nulla del mio mondo e il mio numero è capitato nella tua rubrica per caso, magari perché una volta le nostre vite si sono incrociate per un motivo che né tu né io ricordiamo.Hai mandato lo stesso messaggio all’intera rubrica, magari anche a gente con la quale nel frattempo hai litigato e alla quale hai tolto il saluto.Non aspettarti che io ti ringrazi: non lo farò. Come disse quel tale nel film, non voglio più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.Il messaggio con gli auguri natalizi non è un buongiorno dato per strada ad un passante che per un momento ha condiviso con te lo stesso marciapiede. In quel caso c’è una prossimità fisica e la buona educazione impone un cenno di cortesia, una forma di solidarietà tra umani che vanno per strada.No, scrivere delle parole di augurio è una cosa diversa.Attraverso il telefono stai entrando nella casa di un’altra persona, lo stai costringendo a qualche momento d’attenzione.Se mandi a me lo stesso messaggio che hai mandato a tutta la rubrica, a me sembri come quel tale che vende pentole e materassi in televisione e a tutti dice la stessa cosa.Un messaggio preconfezionato, surgelato, non ha nulla del calore del Natale.Sarebbe come se ti invitassi a cena e ti facessi trovare un menù maxi del Mc’Donalds ancora imballato nelle scatole di cartone dentro cui infilano i panini. E magari poi ti costringessi a riporre il vassoio nell’apposito scaffale.Hai paura di scrivere strafalcioni, di sbagliare l’ortografia o i verbi?Lo capisco.Ma tu non sai quanto invece potrei apprezzare un messaggio con qualche storpiatura ma che fosse davvero tuo, scritto da te e scritto apposta per me.Capirei che ci tieni davvero, che hai un pensiero davvero sincero per me anche se nella vita condividiamo solo i rispettivi nomi nella rubrica digitale di uno smartphone.Non mandatemi messaggi scritti da altri. Non mandatemi ciò che non vi appartiene.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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