Abitavo da sempre in un piccolo paese, tra le montagne, il mare e la collina, in un’isola della terraferma. Nel paese c’erano diversi meccanici che riparavano le automobili: non erano delle cime, ed erano anche piuttosto carucci. Ma in un modo o nell’altro, avvitando e martellando, riuscivano a sistemare le automobili: come cantava Battisti, certamente non volavano, ma viaggiavano.
Un bel giorno un giovane, che faceva tutt’altro (o forse non lavorava, non ricordo), decise di aprire anche lui una autofficina. Lui stesso affermava di non sapere nulla di meccanica, ma in fondo non era poi così difficile riparare una macchina,e poi lui era onesto e tanto bastava. Convinse molti compaesani, tra cui anche me, ed in pochi giorni si ritrovò con il piazzale affollato di auto. Ne contai 73.
Dopo poche settimane iniziarono ad arrivare i primi problemi. Il giovane meccanico, pur armato di buona volontà, non riusciva a riparare le macchine. Per ciascuna aveva un motivo valido: una volta era perché non arrivavano i ricambi, l’altra perché veniva boicottato dagli altri meccanici, un’altra ancora perché l’auto era stata maltrattata dal proprietario. Fatto sta che il piazzale era strapieno di auto da riparare.
A dire il vero ne consegnò un paio… la prima si fermò di nuovo, quasi subito, per lo stesso guasto per cui era stata riparata, mentre la seconda in realtà non aveva nessun problema ma semplicemente era rimasta senza benzina.
I miei compaesani iniziarono a perdere la pazienza, e a protestare con sempre maggiore vigore. Le cose si stavano mettendo male, perché le rimostranze si facevano sempre più… intense.
Allora il meccanico, in questo davvero geniale, escogitò uno stratagemma. Prese una utilitaria, di quelle robuste e solide, che gli era stata affidata perché si era staccato il porta targa. Riparò con facilità il piccolo guasto e, mentre consegnava l’auto al legittimo proprietario, si fece scattare una bella fotografia. La foto fu pubblicata sul giornalino locale (allora non c’erano i social network), molto diffuso in paese, sottolineando il fatto che nulla fu pagato per la riparazione, eseguita gratuitamente, al contrario di quanto facessero gli altri meccanici.
I miei compaesani rimasero interdetti e si divisero: c’era chi elogiava il giovane meccanico per il bel gesto, gratuito e con spirito volontaristico, e chi invece sottolineava che aveva semplicemente fatto il suo lavoro, lo stesso che avrebbe dovuto fare su tutte le altre vetture in riparazione.
Fatto sta che il piazzale rimase affollato di auto da riparare per molti mesi, finché i miei compaesani persero la pazienza, e portarono le loro macchine agli altri meccanici, che divennero anche più cari di prima.
(Ogni riferimenti a persone o fatti accaduti in una ridente cittadina del nord Sardegna sono puramente voluti)
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