“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita – tutt’altro – ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.
E’ il testo d’addio che una perizia grafologica, eseguita nel 1990, attribuisce alla mano di Tenco. Una perizia compiuta ben 23 anni dopo il suo decesso. Quello sulla fine di Tenco è uno degli accertamenti investigativi più abborracciati che si siano svolti in Italia a seguito di una morte misteriosa.
L’inchiesta ufficiale parla di suicidio e si concluderà con un decreto di archiviazione privo di dubbi.
E invece i dubbi sono tanti perché la ricostruzione di quella sera è lineare nel ricalcare i passaggi legati all’esecuzione della canzone Ciao, amore ciao eseguita in coppia con Dalida; è confermato anche lo spostamento di Luigi Tenco al ristorante, sempre con la stessa Dalida, col suo produttore e delle altre persone e poi la decisione, appena arrivato nel locale, di lasciare gli altri lì e tornare in albergo.
Ma da questo momento in poi non esiste una ricostruzione coerente confermata da più di due testimoni.
Il primo dubbio riguarda l’ora della morte. Dalida riferirà al commissario Molinari di essere entrata nella stanza di Tenco tra le 2.00 e le 2.10 e averlo trovato privo di vita. Il medico legale, che ne constata il decesso, è giunto sul posto alle 2.45 e presume che risalga a non più di quindici-venti minuti prima, cioè sicuramente dopo le 2.30. Appena rinvenuto il cadavere, Arrigo Molinari (vicedirigente del commissariato di Sanremo), lo fa trasferire immediatamente all’obitorio; ma poi visto che gli investigatori non hanno fatto gli opportuni rilievi fotografici da trasmettere alla Procura, viene riportato in albergo.
Il secondo dubbio riguarda la posizione del cadavere. Esistono numerose e discordanti descrizioni: qualcuno testimonia fosse perfettamente parallelo al letto, un altro ad essere entrato nella camera riferisce una posizione supina, un altro ancora dice di averlo visto seduto per terra, ma col busto poggiato alla sponda del letto.
Il terzo dubbio concerne la posizione della pistola. Ennesima giostra di versioni discordanti: il commissario riferisce fosse ancora nel palmo della mano, un secondo testimone parla di un’arma lontana dal corpo, qualcun altro l’avrebbe vista sotto il comò, ma in una foto si scorge sotto le natiche.
Nessuna autopsia farà luce, perché non verrà eseguita. Nessun accertamento col guanto di paraffina, perché nessuna massa cerosa verrà depositata sulle mani del cantautore per fare luce su eventuali tracce della polvere di lancio dei proiettili.
Ma tra le tante ambiguità che avvolgono la sua morte resta la certezza che è stata proprio lei ad averlo reso immortale.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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