Credo che la palma della più grande invenzione dell’uomo se la debbano contendere la ruota, la macchina per la stampa e la macchina per cucire.
L’idea di una macchina per “attaccare” i tessuti risale alla prima metà del settecento quando iniziarono a circolare e ad essere brevettate le prime rudimentali macchine che permettevano di cucire insieme due lembi di tessuto.
Erano anni in cui l’uomo mostrava grande diffidenza verso ogni meccanismo che potesse usurpare il lavoro e spesso queste macchine venivano accantonate o addirittura sabotate proprio per il timore della disoccupazione.
A Charles Weisentale si deve il primo brevetto di “ago per macchina da cucire” nel 1755 in Inghilterra, ma non ebbe il successo che a metà dell’ottocento ebbe l’americano John Greenough, che attingendo alle esperienze nel frattempo affinate, il 21 febbraio 1842 depositò a Washington il primo brevetto statunitense per “una macchina per cucire o attaccare ogni tipo tessuto”.
Si può affermare che quello fu l’inizio della nuova avventura che ha visto l’industria tessile crescere in maniera esponenziale e contemporaneamente l’industria dell’abbigliamento diffondersi capillarmente e interessare non più le sole classi ricche ma anche il proletariato. La diffidenza verso una macchina che secondo molti avrebbe sottratto posti di lavoro manuali, fu superata dal diffondersi proprio della macchina da cucire divenuta ben presto lo strumento indispensabile di ogni classe sociale.
Vestire gli ignudi e vestirli in maniera dignitosa era diventato non solo possibile ma estremamente facile. Ogni capo di abbigliamento, da quello intimo come le mutande, a quello più elaborato come l’abito da cerimonia, veniva confezionato in tempi rapidissimi, in serie e a costi ragionevoli. In ogni famiglia italiana c’era una Singer o una Necchi. Oggi la tecnologia sforna macchine sofisticatissime, elettriche ed elettroniche, in grado di fare ogni tipo di cucitura, ogni tipo di ricamo, in grado di soddisfare le esigenze delle famiglia e anche quelle delle grandi sartorie, dal prêt-à-porter alle case di moda dei maggiori stilisti che operano nei diversi continenti.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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