Mauro, dammi l’amicizia!
Appena hai un attimo e apri Facebook, oh Mauro, vorrei che tu rispondessi alla mia richiesta di amicizia. Mi sembri un ragazzo in gamba e certamente sarai abbastanza generoso da concedere anche ad uno sconosciuto come me di condividere un soffio della tua libertà, in giro su una bici per le strade del mondo. Non rispondermi che la tua bacheca è aperta e tutti possono vedere. Noi, io voglio essere ammesso nella tua cerchia di amici e seguaci. Voglio tu sappia che uno che manco conosci ti ammira. Devi solo cliccare “conferma”, è facile.
Ti ho conosciuto, Mauro Abbate, per caso. Dopo la partita del Cagliari ho girato sul 214, il canale di Sky che trasmette solo cose di biciclette. Ho visto che c’era scritto sul basso dello schermo “Novemila km in bici”. Si vedevano immagini di uno che pedalava con una bici coperta di borse e bagagli e, fuori campo, la voce di un tizio che raccontava l’impresa. Eri tu. Mauro Abbate sembrava un cognome brianzolo, ma c’erano troppe doppie nelle tue parole. Allora hai raccontato che sei di Oristano, ma lavoravi come informatico a Milano. Avevi un contratto a tempo indeterminato e troppe giornate tutte uguali in mezzo ad una città grigia. Ti sei licenziato e hai preparato il viaggio sulla bici. Ma hai ammesso che in fondo sei partito meno organizzato di quanto fosse necessario. La Costa Azzurra tutta controvento, la Spagna, Finisterre, il Portogallo, Gibilterra, lo sguardo che abbraccia Mediterraneo e Oceano. La tenda che il mistral potente avrebbe potuto portarvi via mentre tu ci dormivi dentro, i cinque euro al giorno per l’autosufficienza alimentare, le compagnie occasionali di viaggio.
Credo tu sia un ragazzo consapevole. Perciò sai bene che in tempi di confini sempre più alti, i tuoi viaggi sono gesti rivoluzionari. La libertà di calcare ogni centimetro di terra che un uomo voglia, perché la terra è di tutti e non esistono limiti fisici che possano impedire la sete di vedere. La libertà di andare per luoghi senza aver nulla da vendere o comprare, solo per sapere, sentirsi felici, poterlo raccontare. C’è una tale serena felicità, nella tua pagina Facebook, che io voglio esserne ammesso.
So che nel frattempo hai compiuto un’altra impresa andando da Oristano a Capo Nord in cento giorni. Hai scritto su Facebook, l’8 maggio 2017: “Le cose buffe: 11:30 di notte. Mi siedo sul marciapiede per scroccare la wifi di uno Starbucks. Nel giro di 2 minuti passa un ragazzo e mi regala 4 Heineken fresche e senza darmi il tempo di aprire bocca se ne va. Subito dopo arriva lo scarico merci dello Starbucks e mi dice: “hai fame?”, e io: “no, grazie”. Nonostante ciò mi da 5 arance fresche e 5 panini al pollo. *Accade a Parigi”.
Il mondo, dal tuo punto di vista sempre diverso, sembra proprio un bel posto, perché è vero che la bellezza è nello spirito di chi lo guarda. Ora dammi l’amicizia. Devi solo cliccare sul bottone “conferma”.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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