Il personaggio di oggi è Maurizio Dossi. È un medico di Trieste. Laureato nel 1979, specializzato in anestesia e rianimazione, ha lavorato in un ospedale pediatrico e poi è passato a occuparsi, da libero professionista, di denti, chirurgia endorale e medicina estetica. Qualche settimana fa è stato segnalato all’Ordine dei medici di Trieste per avere condiviso, sulla sua bacheca facebook, informazioni riguardanti i vaccini. In particolare ho trovato un filmato preso da youtube in cui si parla di un articolo di Repubblica sui vaccini ai militari, di un intervento del giudice Imposimato e del reportage di una giornalista freelance. La segnalazione all’Ordine è partita da un’utente Facebook, una dottoressa giovanissima, laureatasi un paio di anni fa, iscritta all’Ordine a Roma. Il nome non è importante, e lo stesso Dossi non lo ha rivelato, per ovvi motivi. Le motivazioni della segnalazione sono contenute nella mail, visibile sulla bacheca di Dossi, che la dottoressa ha inviato a Trieste :
“Buongiorno, sono un collega medico iscritto all’albo di Roma. Tramite uno dei social, mi è capitato di vedere dei link a un post di un medico iscritto presso il vostro albo, portati a sostegno di tesi antivacciniste. Vi allego gli screenshot e l’indirizzo a cui trovare il post in questione. Dal profilo sembra non sia l’unica produzione su questo tono. Vorrei valutaste l’eventuale contenuto antiscientifico e potenzialmente dannoso per la salute pubblica. Spero di sbagliarmi. Qui il link. Cordialmente (segue firma).”
Mi vengono su delle domande.
Qualche precisazione. Come avrete notato, non sono entrato nel merito. Ho solo voluto interrogarmi su un clima di caccia alle streghe che ammorba l’aria. Avverto un diffuso desiderio di vendetta, un pruder di mani, una strisciante rivendicazione di purezza, di ortodossia, che investe senza pietà qualsiasi discussione su qualsiasi tema. Ho visto arboricoltori e giardinieri insultarsi pesantemente e minacciare denunce mentre discutevano della capitozzatura del tiglio. Ho visto gente esultare per la bomba contro un centro di accoglienza di Dorgali. Ho visto gente augurare la morte alla Boldrini. E ora, vedo medici che vanno a curiosare sulla bacheca di altri medici e, dopo averne registrato i contenuti, li deferiscono all’Ordine. Dossi, il segnalato, ha risposto alla collega con una lettera aperta, visibile a tutti sul suo profilo. Si chiede e le chiede perché la giovane non gli abbia scritto privatamente in cerca di un confronto, di una spiegazione che sarebbe arrivata. E me lo chiedo anche io: perché è difficile uscire da Facebook e cercare un confronto e uno scambio più diretti? Perché la dottoressa non ha scritto al medico in privato e ha preferito rivolgersi subito alla corte marziale, alla sacra rota, alla mamma? Perché?
Forse a me sfugge qualcosa, e per molti di voi sarà invece da lodare il gesto della dottoressa. Io però credo che prima di sbattere i mostri sui giornali o gli eretici davanti all’inquisizione, si dovrebbe per lo meno fare il tentativo di comprendere. Specialmente se l’accusato non è un violento e si limita a porre domande in un contesto aperto e frivolo come Facebook.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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