A volte conviene, serve pure, attendere che le acque si chetino un tantino, quando si trattano temi così incendiari come quello della civile protesta, dove per “civile” non si sottintende il metodo, ma più esattamente l’opposto di militare, contrario e contrapposto.
Non mancano mai infatti, prevedibili quanto puntuali, a margine di cortei che sfilano e/o gruppi che protestano pacificamente, prima, dopo o durante importanti occasioni ed eventi internazionali, i disordini e scene di guerriglia urbana con tanto di devastazioni, incendi, feriti e intossicati, problemi di traffico e di ordine pubblico. Ad alimentarli sono sempre gli stessi individui, denominati Black Bloc ma mai realmente stigmatizzati dalle forze dell’ordine, gruppi organizzati non si sa da chi ne’ dove ne’ come, ai quali si aggiungono di solito tutti gli utili idioti pecoroni che gli si affiancano al momento, trascinati dalla furia devastatrice di questi uomini-ni-neri equipaggiati di tutto punto che paiono muniti persino di una barriera protettiva invisibile, che evita loro le manganellate e pestaggi “d’ordinanza”, nonché l’arresto, anche quando si trovano a distanza molto ravvicinata con le forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa. Scene strane, atteggiamenti inspiegabili, presenze e puntualità inspiegabili ma che rientrano tranquillamente nella media nazionale della consapevolezza generale, le cui cifre stanno giusto dopo la virgola e lo zero, al pari di quelle sull’informazione.
Non mi sembra il caso ne’ trovo utile, visto che le acque si sono chetate, rimestarne il fondo fangoso della contrapposizione fra chi queste scene le giustifica e chi le condanna, ma credo sia più utile per tutti -ora che l’oggetto del contendere, l’EXPO 2015, è avviato e prima che il piatto si sfreddi- andare invece a fare due conti con la famosa formula “causa/effetto”. Chiedo quindi, al netto delle vetrine, auto, cassonetti, segnaletica, strade, marciapiedi, facciate e telecamere distrutte, feriti e cont(f)usi… quante multinazionali spregiudicate si è riusciti ad allontanare, rallentare, ostacolare con questi atti? Quante “banche aguzzine” hanno smesso di strozzare i loro debitori? Quale risultato si è raggiunto, si è forse dimezzata la fila in biglietteria dell’evento? Si è forse risvegliata la coscienza civile (l’altra) ed ha forse impugnato il forcone per cacciare il tiranno? La massa ha forse cominciato improvvisamente ad occuparsi attivamente dei seri problemi planetari che ci affliggono, oppure si è solo spaventata un po’ di più ed oggi invoca più “sicurezza” ed accetta per questa anche più repressione, più controllo e sempre meno libertà? Al netto si ragiona quando si conoscono bene sia il lordo che la tara (o le tare nel nostro caso), i cali peso e gli sfridi di lavorazione, non è così semplice calcolare, ragionare al netto di tutto e non si può ogni volta continuare a contrapporsi su temi come questo della violenza e del vandalismo, perché altro non sono, pur se colorati da nobili motivi.
Rivoluzionari da tastiera, c’è da riderne? A me fa pensare agli amici di Anonimous, che “comodamente seduti” davanti ad un computer riescono a creare disagi e problemi molto più seri ai nemici del pianeta e tutto questo senza creare disagio a nessun altro. Mi vengono in mente poeti, filosofi e scrittori o persone comunissime che da una comoda sedia sono stati capaci di muovere il mondo, di offrire direzioni ed orizzonti diversi a milioni di altre persone rompendo solo, al massimo, qualche pennino. Senza dover sfasciare, distruggere o cancellare altro che non fossero le cattive abitudini e pessimi costumi in via di acquisizione ed oggi ampiamente acquisiti, fors’anche superati.
Poi c’è lei, Madame La Storia, che ci racconta a volte le cose quando siamo troppo distratti, ed allora è costretta a farci il disegnino, a darci prova concreta e ce li fa ripassare, dal vivo, sempre gli stessi deprecabili fatti, più volte. Ma ce lo racconta, ogni volta, che se una rivoluzione non è dapprima culturale e diffusa ma è soltanto armata, questa non è una rivoluzione, ma solo una inutile carneficina con risultati spesso molto diversi e meno rosei di quelli per cui si è lottato e si è morti.
Resto comunque del parere che non saranno mai azioni come quelle dei Black Bloc o gli atti sporadici ed isolati dell’attentatore di turno a risvegliare l’intellettualità e le coscienze, a fomentare questa necessaria rivoluzione culturale senza la quale ci restano solo clave da sventolare, atteggiamenti bellicosi da assumere e tanti colpi in testa ancora da prendere, ed io, sinceramente, la mia testa, preferisco usarla per tutt’altre cose.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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