Non è raro che i capolavori incrocino occhi e orecchie inadatti a valutarli. Per dire, Giuseppe Tomasi di Lampedusa si vide rifiutare “Il gattopardo” da Mondadori ed Einaudi e non seppe mai di aver scritto un clamoroso best seller, visto che morì un anno prima che Feltrinelli lo desse alle stampe. Stesso dicasi per Berry Gordi, capo dell’etichetta discografica Motown che, ascoltata “What’s going on”, la reputò non abbastanza commerciale per essere incisa, mandando su tutte le furie il suo autore, cui è dedicata questa agenda.
Per fortuna Gordi rimediò alla topica. L’album uscì nel 1971, ottenne uno straordinario successo e lanciò definitivamente Marvin Gaye nel firmamento delle stelle della musica. Dico definitivamente perché, in precedenza, aveva regalato ai posteri una meravigliosa versione di “I heard it through the grapevine” che, recentemente, una pubblicità di una nota marca di jeans ha rispolverato e resa celebre anche tra i giovani di oggi. Marvin Gaye, come molti altri talenti, sfuggiva alle etichette. Non solo R&B. Testi tutt’altro che banali, spiritualità, sensualità a catinelle, sconfinamenti nel pop, nella dance, nel funk costituirono la sua miscela vincente, consentendogli di non sacrificare niente della sua vena artistica e allo stesso tempo di riempire le casse della Motown.
Quella di Marvin Gaye fu una vita travagliata, segnata in partenza dal rapporto di amore-odio con il padre, suo omonimo, seguace della Chiesa pentecostale. Marvin decise di aggiungere una “e” al cognome di famiglia. C’è chi dice che l’abbia fatto per evitare ironici accostamenti. Lunghi periodi di depressione e tossicodipendenza completano il quadro. Non sempre Marvin Gaye riuscì a godersi il successo. Era fondamentalmente un uomo di fede, profondamente sensibile. Visse in maniera tragica la scomparsa di Tammi Terrel, sua partner musicale alla fine degli Anni ’60 e ancora peggio il divorzio dalla moglie Anna, sorella di Berry Gordi, quello della topica. Dopo la separazione, iniziò ad affidarsi alla cocaina, ebbe guai con il fisco e scelse di ritirarsi prima alle Hawaii (non in una villa sul mare ma in un furgone) e poi a Londra e in Belgio.
All’inizio degli Anni Ottanta sfornò per la Columbia Records l’album “Midnight love”. Il brano di punta, “Sexual healing”, divenne una delle canzoni più ascoltate (e ballate) del pianeta. Il successo non riportò la serenità perduta, al punto che Marvin Gaye ritornò a vivere con i genitori. Il primo aprile del 1984, padre e figlio diedero vita a un furioso litigio per motivi che, nelle pagine della cronache, vengono definiti futili, in questo caso sembra si trattasse di un documento andato perduto. Fatto sta che Marvin senza la “e”estrasse una pistola e sparò due colpi contro il figlio, colpendolo al petto. E’ colpa sua se, oggi, dobbiamo accontentarci dei soliti “The best of”. Sono convinto che Marvin Gaye ci avrebbe stupito ancora.
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