Ci sono eroi dimenticati, di cui quasi nessuno ricorda più il nome. Persone che hanno pagato con la vita la loro fedeltà alle istituzioni, ma alle quali non si dedicano vie né piazze. Giannino Losardo è uno di questi uomini. Losardo aveva 54 anni quando, il 21 giugno del 1980, venne ucciso a colpi di pistola a Cetraro, centro tirrenico della Provincia di Cosenza di cui era assessore comunale. Proprio da una seduta del Consiglio comunale Losardo era appena uscito, quando la sua macchina venne affiancata da due killer in sella ad una moto. Losardo non era solo un consigliere comunale, ma era anche segretario della Procura della Repubblica di Paola. Un sommarsi di cariche che la ‘ndrangheta non poteva tollerare, principalmente in considerazione della incorruttibilità di Losardo. Dopo 35 anni, però, gli assassini non hanno ancora un nome e, probabilmente, non lo avranno mai. Francesco Muto, il boss del pesce della costa tirrenica, è uscito assolto dal processo, dopo essere stato condannato in primo grado. Il proprietario della moto usata dai killer venne invece fatto sparire nel 1981, orribile caso di lupara bianca.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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