Così Salvatore Girone non sfilerà alla parata militare del 2 giugno. “Occorre sobrietà” dice il Presidente del Consiglio anche perché – e molti se lo dimenticano – quella è la ricorrenza della Repubblica Italiana. DI tutti gli italiani. I due marò hanno, nel bene e nel male, rappresentato la divisione in guelfi e ghibellini che questo paese riesce a darsi per ogni discussione. Nessuno, credo, sa con certezza perché i due fucilieri siano stati trattenuti in India, chi sono i pescatori che sono stati uccisi, perché due marò erano alla ricerca di pirati nelle acque forse indiane e forse internazionali. Una querelle complicatissima che rimane sempre sullo sfondo delle nostre discussioni e da dove sarà difficile uscirne fuori. Il diritto internazionale cammina su binari molto diversi da quello “locale” e i nervi di due Stati sono altra cosa dalle dispute su facebook tra guelfi e ghibellini. Su una cosa dobbiamo essere d’accordo però: almeno una. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono inseriti in un gioco più grande di loro, fatto di intrecci e questioni pelossissime ma non sono due eroi. Non lo sono mai stati. Hanno probabilmente fatto il loro dovere, obbedito agli ordini. Come tutti i militari del mondo senza per questo essere considerati eroi. Non siamo un popolo in guerra (almeno, non in guerra dichiarata) e i due marò uccidendo dei presunti pirati assalitori di navi, hanno adempiuto (forse) al loro dovere, ma senza compiere nessun atto di eroismo. Credo sia difficile dare la patente di eroe alle persone che si immolano a favore della patria anche perché, a dire il vero, il concetto di patria negli anni si è modificato. Ritengo lo fosse chi combatté durante il Risorgimento e la Resistenza e, tra i nuovi eroi, annovererei quelli che, da italiani veri, hanno perduto la vita per un ideale di libertà: Don Puglisi, per esempio. I due marò non sfileranno alla parata del 2 giugno. Ritengo non sia da considerare una brutta notizia. Mi auguro che quel giorno, che festeggia i 70 anni della nostra Repubblica, si possano ricordare quegli eroi che con il loro coraggio e la loro vita hanno permesso a noi italiani di essere un popolo libero di dividersi in guelfi e ghibellini, di poter esprimere il proprio parere e di poter essere orgogliosi di far parte di un paese democratico. Che accoglie i marò come figli che hanno vissuto una brutta avventura in un paese lontano. Avventura che ancora non si è conclusa.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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