Sappiamo tutti che un’informazione decente è una componente fondamentale per mantenere in buona salute la democrazia. Ce lo diciamo da quando, in particolare, la rete è infestata di spazzatura, fake news e siti bufalari.
Mattinata di ieri, 24 agosto 2018. Leggo sulla bacheca Facebook di un contatto la notizia secondo cui la Svezia starebbe mobilitando l’esercito per far fronte all’emergenza determinata dalle baby gang di ragazzi di religione islamica. Vado a leggere: la notizia arriva dal sito Stopeuro.news. Ha un’apparenza rispettabile. Pubblica notizia di politica, economia e ha un’attenzione verso la questione migranti. Il taglio è complottista, allarmista, terrorista, sovranista, fa balenare poteri forti e piani di sostituzione etnica scientificamente predeterminati dai diabolici registi del capitalismo mondiale. Tutto abbastanza normale, secondo il cliché di questa informazione.
Un dettaglio mi colpisce: in molti degli articoli compare un banner con questo annuncio: “Mio marito ha un’erezione di quattro ore Una goccia e mi scopa”.
Apro un post in cui si riporta l’amara resa di Gad Lerner, che ammette di essere parte della sconfitta della sinistra, cui l’estensore del pezzo contrappone la riflessione di Diego Fusaro. Sotto i primi piani di Lerner e Fusaro, in apertura di pezzo, le prime parole che il lettore intercetta sono queste: “Mio marito ha un’erezione di quattro ore Una goccia e mi scopa”. Mi viene da ridere. Cerco notizie su Stopeuro.news e lo trovo incluso nella lista dei siti che spacciano bufale. Gli articoli non portano alcuna firma, oppure username di fantasia come, ad esempio, “Carmenthesister”. Cerco una gerenza, cioè il nome di un direttore o dei giornalisti della redazione. Ma non c’è nessuna redazione, né alcun direttore. In chiusura di alcuni articoli trovo che la fonte è il sito Silenziefalsità. Entro anche in questo sito: è una fotocopia dell’altro, senza firme né contatti reali, ma anche in questo caso in mezzo ai post trovo la felicità della moglie che “Mio marito ha un’erezione di quattro ore Una goccia e mi scopa”.
L’amico che ha condiviso il post sulla presunta mobilitazione dell’esercito è un uomo laureato, colto, intelligente, dalle buone letture. Sono sorpreso da questo suo scivolone. Mi risponde che anche i grandi giornali hanno linee editoriali da rispettare e giornalisti che scrivono sotto dettatura. Provo allora a spiegare il problema in altra maniera.
I giornaloni, quelli che secondo i complottisti determinerebbero l’ordine mondiale dettando le linee della mondializzazione volute a turno da Soros, De Benedetti, Rotschild, Bilderberg (aggiungetevi pure un nome che ci piaccia), ecco, quei giornali hanno un editore, un direttore, dei giornalisti che firmano i loro pezzi. Se voglio contestare il taglio del pezzo o ritengo deboli gli argomenti su cui è fondato, li contesto direttamente ai responsabili, se il pezzo mi apparisse diffamatorio o calunnioso potrei querelare l’estensore. Sardegnablogger, il sito dal quale vi scrivo, ha un suo direttore, una testata registrata e autori dei quali potete sempre leggere il nome. In passato, abbiamo rifiutato collaboratori che intendevano usare pseudonimi per firmare i loro articoli.
In siti come quelli di cui ho scritto in alto, queste difese e queste facoltà critiche sono precluse al lettore. Non si sa chi scriva e non si sa per conto di chi.
Provo a spiegare al mio amico che diffondere notizie di siti senza credibilità è un po’ come prestarsi a distribuire i volantini anonimi che raccontano pettegolezzi di paese. Quello è cornuto, quello non si lava, quello rubacchia in Comune e via dicendo. Magari ci si ride, quando la vittima è qualcuno che ci sta antipatico. Però può sempre accadere che chi ride oggi al successivo giro di volantini pianga, trovandoci il suo nome, nei volantini. In quel caso, solo in quello, la vittima si chiederà come sia possibile che certa spazzatura circoli impunemente in rete. A chi scrive, in passato, è capitato di finire al centro di una campagna violentemente diffamatoria da parte di un blog anonimo che si occupava di questioni sarde. Un tiro al bersaglio basato su pettegolezzi e calunnie che è durato un paio d’anni, fin quando la polizia postale ne è venuta a capo. Con quei mascalzoni ci vedremo in tribunale, quando la giustizia farà il suo corso.
Nei giorni passati, il blogger David Puente è stato bersagliato da una serie di fake news che riferivano di un’inchiesta a suo carico per pedofilia. Puente si occupa di inchieste giornalistiche volte a scoprire proprio le bufale che circolano in rete. L’inchiesta era del tutto inventata, ma la violenza dell’attacco era di una brutalità spaventosa. Dunque, i siti farlocchi ci raccontano un mondo torbido controllato da poteri forti che tramano nell’ombra. A me pare che i poteri forti che tramano nell’ombra siano proprio quelli che controllano questa informazione clandestina. Stanno cambiando il modo di vedere il mondo, stanno condizionando le nostri visioni politiche, stanno canalizzando il nostro odio. Facendoci credere, dal buio delle loro stanze e delle loro identità, che i nostri nemici siano quelli con un volto ed un nome.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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