Avrebbe compiuto 100 anni proprio oggi Mario Rufini, nome di battaglia “Roberto”, comandante partigiano della banda “Entracque”, formazione “giustizia e libertà”. Ci sono poche vie che ricordano il suo nome e sono molto pochi quelli che rammentano il suo estremo sacrificio. Rufini è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare purtroppo “alla memoria”: Era il 26 novembre 1944 quando, insieme con il suo amico Franco Lavini, fu catturato dai fascisti della divisione Littorio. L’eroismo non è soltanto la difesa di una postazione appena conquistata anche a costo della vita. L’eroismo è un atto più nobile, è la spinta ideale verso l’orizzonte della dignità e della libertà. A Rufini i fascisti gli offrirono la loro “casacca”, quella dei “brigatisti neri”. Gli chiesero di passare dalla loro parte. Rufini, così come è ricordato nella motivazione della massima onorificenza: “sdegnosamente respingeva la divisa che gli veniva presentata, pronunciando così, da se stesso, la sua sentenza di morte”. I fascisti spararono alle gambe a lui e Lavini e, dopo averli immobilizzati, li irrorarono di benzina e li arsero vivi.
Due motivi per ricordare quel giorno: il primo legato alla forza e alla determinazione di due italiani che difesero con la vita la voglia di regalare al futuro – e quindi a noi – la libertà, il secondo per ribadire, con forza, a tutti quelli che continuano ad affermare che il fascismo ha fatto anche cose buone: dovrebbero cominciare a leggere almeno un libro di storia.
Buon compleanno Mario Rufini e sinceramente grazie per essere rimasto un “hombre vertical”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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