Oggi, primo dicembre, come da molti anni è la giornata mondiale contro l’AIDS e chissà se qualcuno si ricorda di Maria. Ce la fece conoscere la giornalista di Repubblica Brunella Giovara nel 2018, attraverso una bellissima inchiesta sul quotidiano romano. Giovara ci raccontò questa orribile storia di droga e solitudine. E ha, illuminò gli occhi spenti di Maria, 24 anni, incinta di sei mesi, tossicodipendente. La scovò nel quartiere di Rogoredo, nella periferia sud-est di Milano, la piazza di spaccio più grande d’Europa. Riuscì a parlarci. Maria non ricordava il suo nome e cognome, viveva esclusivamente per una dose, ma una cosa la ricordava, la sua città: “Sassari”, disse Maria alla giornalista e fu come aprire uno squarcio nella coscienza di chi in questa città ci vive, di chi in questa città ci ha scommesso, di chi in questa città ha provato negli anni a modificare gli assetti. Maria ci ha ricondotto verso quel maledetto budello che pensavamo di avere superato negli anni. Ci ha riportato nudi, inermi, impotenti davanti a quel lungometraggio che è stato “il buco”, lo “sballo”, lo sbattersi per poche lire, la richiesta di una pera a tutti i cosi, i denti che cadevano, gli sguardi inconsistenti. Ci ha riportato indietro, come un incubo, agli anni dell’eroina. Ci eravamo illusi – ma era, ovviamente, un’illusione effimera – che tutto questo marcio mondo era stato superato, che i ragazzi erano cresciuti, avevano compreso o, comunque, avevano abbandonato l’idea del buco, del confondere la realtà con la vaghezza dell’effimero, del vuoto. Ci eravamo illusi che tutto fosse alle spalle, l’eroina di strada e l’AIDS. Tutto superato. In effetti gli anni novanta furono ad appannaggio della cocaina: una droga per “ricchi”, molto più subdola ma anche pericolosamente più accettata. Poi in Afghanistan le cose si sono “normalizzate” si è scoperto che c’era molta eroina da smaltire e per fare concorrenza alle droghe artificiali si decise di immettere massicciamente la droga ad un prezzo decisamente molto basso. Si aumentò fino a otto volte la quantità di una dose, utilizzando in aggiunta delle sostanze inerti insieme alle chimiche, come, per esempio, paracetamolo e caffeina. Le cose, oggi non sono cambiate. Si continua a produrre eroina con un principio attivo molto alto rispetto al passato e ha un’incidenza anche del 50% rispetto alla prima eroina, quella degli anni ottanta che non superava il 20%. Per l’eroina gialla si utilizza una sostanza che riduce i sintomi della tosse ma è un vero e proprio allucinogeno. Questa sostanza, se utilizzata in dosi massicce, oltre ad indurre alla dipendenza può provocare la morte. Gli esperti direbbero che quell’eroina “è troppo pura”. Così, senza neppure aver compreso il fenomeno, ci siamo trovati con giovani uccisi dall’eroina. E Maria? Scovata nell’inferno di Rogoredo senza capire perché. Viveva solo ed esclusivamente per farsi. Nel 2018 aveva 24 anni, un futuro che non esisteva, e un bambino che dovrebbe avere oggi ormai quattro anni. Non aveva un telefono, e non ricordava più il numero dei suoi familiari. Aveva le braccia piene di buchi e un grande buco sul suo passato. Qualcuno se ne sarebbe dovuto occupare e qualcosa nel 2018 accadde. A seguito dell’inchiesta la madre, sassarese, andò a cercarla e la fece ricoverare. Un piccolo barlume di speranza nel tentativo di strappare Maria da quella strada contorta, in salita, con dei mostri che l’assediavano. La clinica Mangiagalli di Milano si occupò del parto. Poi, il silenzio. Qualcuno ha detto che Maria è morta lo scorso anno. Era sieropositiva e troppo debole per farcela. Perché l’AIDS uccide anche nel 2022. Sarebbe bello se qualcuno potesse dire: Maria è viva e ce l’ha fatta. Ma le favole sono, appunto, favole e la realtà è molto diversa. Oggi è una giornata di riflessione. Per i genitori, per i figli, per Sassari, per la Sardegna, per l’Italia. Maria è nostra figlia. Soprattutto nostra figlia.
Giampaolo Cassitta.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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