“Il mare è un brodo”. Lui, sdraiato pancia all’aria sulla spiaggia, accento del nord, parla al telefono senza curarsi troppo della privacy. “Ascolta ma’, c’è qualche nuvola ora ma ti dico che l’acqua è un brodo”. Lo vedo nuotare a rana, circondato da patate e carote con una foglia di sedano in testa . La spiaggia, stranamente, è quasi deserta alle sette di sera. I gabbiani danno l’impressione di volersene appropriare. Alcuni volano a raso sull’acqua, sfrecciando a poca distanza dalle teste dei bagnanti. Il gabbiano è un inno alla libertà, il suo è un volo sicuro, determinato, elegante. Altri passeggiano sull’arenile. Il grosso del gruppo se ne sta sulle rocce, poco oltre la spiaggia, a formare un’estesa macchia bianca. Nonostante la distanza, sento distintamente il loro vociare.
Due cormorani perlustrano il mare a poche bracciate dalla riva. Sembrano periscospi. Dall’acqua emerge solo il collo. Uno dei due si tuffa per riapparire a diverse decine di metri di distanza. Ha un pesce in bocca. L’altro lo raggiunge e prova a contenderglielo. Decidono di abbandonare la zona. Il loro è un volo frenetico e sguaiato. Facciamo la classifica: primo gabbiano, secondo cormorano. E vediamo se arriva qualcos’altro.
“Non puoi capire, l’acqua è un brodo”. Stanco di tenere il telefono attaccato all’orecchio, chiacchiera in modalità viva voce. L’interlocutore è cambiato. Una voce femminile gracchia qualcosa di incomprensibile. Discutono di brodo. Lo vedo in difficoltà nell’acqua rossastra in tempesta, aggrappato a una carota. Morirà a breve, Investito da un pomodoro gigante.
Sono arrivate le cornacchie. Il loro richiamo è quanto di peggio si possa ascoltare dopo la voce di Mario Giordano quando s’incazza. Penso alla cornacchia che ha preso possesso del grande albero sullo spartitraffico di fronte alla mia attuale casa. Da lassù, ogni sera, rifila al quartiere il suo canto sguaiato. Rimpiango il merlo stanziale che, anni fa, mi costringeva a toccarmi i testicoli ogni qual volta aprivo la porta, intonando la melodia del noto coro da stadio “devi morire”. Classifica aggiornata: primo gabbiano, secondo cormorano, terzi ex aequo cornacchia e merlo ultrà.
“Un brodo, credimi”. Il pomodoro aveva fallito la missione. In realtà, è ancora vivo seppur stremato. Mi tende la mano nell’acqua rossastra, aggrappato a una patata di salvataggio. Mi chiedo se abbia mai osservato un gabbiano volare.
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