Uno dei colleghi più chiacchierati, quand’ero giornalista, era un tizio che scriveva recensioni gastronomiche in cambio di pranzi e cene offerte.
I giornalisti che leggono hanno già capito la marchetta, ma mi spiego meglio per gli altri.
A volte capitava che il tipo andasse in giro in Costa Smeralda e si fermasse a mangiare in qualche costoso ristorante, ma poteva essere anche una modesta trattoria senza pretese come se ne trovano nei dintorni.
Dotato di parlantina e faccia di bronzo oltre la media, il tipo riusciva quasi sempre ad adescare al suo tavolo il titolare o il direttore di sala. Magnificando le qualità del piatto che in quel momento degustava, fosse stato anche un quattro salti in padella appena scongelato, prometteva che avrebbe scritto una solenne recensione per rendere merito alla premiata azienda ristorativa nella quale aveva avuto la fortuna di inciampare.
Nove volte su dieci riusciva a non pagare il conto.
In une redazione giornalistica tutti sanno tutto di tutti e le prodezze del mio collega erano di dominio pubblico. Lui sapeva che tutti sapevano, ma non gliene importava nulla.
Anche se erano altri tempi e questa pratica veniva commentata, senza eccezioni, con toni scandalizzati.
Erano tempi in cui scrivere in cambio di un tornaconto era considerata una forma di corruzione inaccettabile, cui si aggiungeva la miserabile condizione di essersi venduti per un piatto di pasta.
Ripeto ancora: altri tempi.
Troverete mille sofisti della nuova antropologia pronti a dirvi che gli influencer dei nostri tempi sono imprenditori abili nello sfruttare la popolarità meritoriamente acquisita.
Ma se io vedo una influencer che mostra le chiappe per pubblicizzare l’albergo nel quale è ospitata, per me resta una che mostra il culo per affari: gli alberghi cambiano, il culo resta lo stesso, finché la giovinezza glielo manterrà così liscio e giottesco.
Smarchettare, ormai, è un business sul quale nessuno trova più nulla da eccepire. Un giorno un amico, direttore di un resort delle mie parti, mi ha mostrato le mail di influencer o presunti tali che, in cambio di qualche reel su Instagram, chiedevano di essere ospitati gratis per un’intera settimana, promettendo un ritorno di immagine sensazionale.
Oggi ha suonato alla mia porta il corriere di Amazon. Dopo avere imprecato perché la via dove abito non è elencata su Google Maps, mi ha consegnato una busta di cartone.
Non stavo aspettando pacchi e mi sono incuriosito.
Dentro ci ho trovato un buono da sessanta euro. Ma a condizione che recensissi con cinque stelle un paio di auricolari bluetooth acquistati per 12,99 euro un mese fa.
Una volta recensito il prodotto, avrei dovuto inviare lo screenshot della valutazione ad un certo indirizzo.
Una volta fatta l’operazione, avrei potuto riscuotere il coupon.
Sono andato a vedere le recensioni di questo articolo: quasi mille, tutte esaltanti.
Il giornalista marchettaro mi scandalizzava, Ma era vent’anni avanti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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