Mamme (e papà) dei bulli, ci sarebbe un limite all’indecenza e, se proprio non si è in grado di chiedere scusa, sarebbe il caso di rifugiarsi in un dignitoso silenzio. Anche quando, scegliendo di star zitte, si corre il rischio di trovarsi in bilico nel punto preciso in cui si può passare per stronze.
“Macché bullismo. Macché violenze. È stato uno scherzo. Forse pesante, ma uno scherzo. Lo sbaglio è una punizione tanto severa”. Ricapitoliamo i fatti, mammine care. Durante un viaggio d’istruzione i vostri figli, nella stanza di un albergo, hanno denudato e rasato un compagno probabilmente brillo e incapace di reagire. Caramelle e dolciumi vari sono stati usati a mo’ di ornamento sul corpo dell’adolescente per umiliarlo ancora. Non soddisfatti hanno filmato le loro prodezze e diffuso il video in un’implicita e grottesca attestazione d’idiozia urbi et orbi. Opera della vostra prole, eh? Non sto inventando nulla. E voi che fate? Minimizzate, ridimensionate, sdrammatizzate e sminuite. Senza vergogna e senza pudore. E’ goliardica ironia? Allora fughiamo qualche dubbio: il bullismo è uno tra i pochi fenomeni giovanili che ha delle peculiarità chiare, inequivocabili e non può essere confuso con nient’altro. Non si viaggia nella linea di confine tra burla e bullo. Non ci si può barcamenare tra canzonatura e sopruso interpretando a sentimento. Il grado di parentela che vi lega ai fautori del danno non è una bussola attendibile per il sentiero difensivo che avete scelto di imboccare.
Quello dei vostri figli era bullismo, sic et simpliciter. Che poi siano delle vittime anche loro, i bulli, è un altro paio di maniche.
L’aggressività che quei ragazzini, i vostri figli, hanno mostrato è una reazione adeguata a tutta una serie di contrarietà a cui reagiscono mettendo in atto degli schemi comportamentali che loro hanno avuto come modello. Dove? Oh sì, lo so… gli strizzacervelli diranno che si può e si deve dare una mano, che occorre un dialogo emotivo ed hanno certamente ragione. Ma voi un esamino di coscienza ve lo volete fare? Un mea culpa intimo e silenzioso. Una buona metà dei problemi del nostro fottuto paese risiede proprio in questo: nel fatto che pochi vogliono prendersi le loro responsabilità. La colpa è sempre degli altri. E’ colpa del ragazzino nudo e rasato sul letto, che non ha saputo stare allo scherzo. E’ colpa della scuola che ha fatto accompagnare gli alunni da un professore e non da un cane da guardia in grado di prevedere simili derive di aggressività. E’ colpa della società e della crisi dei valori che attanaglia questa gioventù senza domani.
In parte è vero, sono fattori che probabilmente hanno contribuito. Ma se io fossi al vostro posto adesso mi sentirei profondamente responsabile. Avrei lo stato d’animo di una che sta dicendo addio ad una forma annebbiata di coscienza e ad un sistema educativo funzionante a metà. Avete dei figli che, in quella camera d’albergo, sono arrivati alla deumanizzazione. Quando, disteso sul letto, non hanno visto un compagno di classe, ma uno scarafaggio da umiliare e distruggere psicologicamente. Non dovreste sentirvi soltanto tristi, ma anche molto stupide e molto arrabbiate per quel ruolo di guida che avete perso coi vostri ragazzi. Figli che, viste le circostanze, sono giusto l’indizio di una famiglia che forse c’era… ma che non mostra nessuno dei suoi contenuti. E poi loro scherzavano, in fondo…
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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