Così le nostre certezze si sono frantumate nel giro di un attimo e in buona parte del mondo (del mondo dico, mica piccoli ombelichi) WhatsApp si è dissolta. Non c’è modo di farla funzionare in Messico centrale, in buona parte del Brasile, Los Angeles e San Francisco e anche in molti paesi europei tra cui L’Italia centro settentrionale, il Belgio, parte dell’Austria della Spagna e dell’Inghilterra. A vederla così l’applicazione funziona benissimo in Russia, a Cuba, in Cina, in Grecia: maledetti comunisti. Ma funziona bene anche in Polonia, Ucraina, dove vive Trump (che però usa twitter) e nei paesi africani. Quindi, i comunisti non c’entrano. Il servizio di messaggistica più usato al mondo è bloccato da alcune ore. Un dramma. Come faranno le mamme di Cancun a discutere delle torte di compleanno per le varie Ines, Paquito e Gonzales? E gli austriaci non riusciranno ad attivare il gruppo per il concerto di capodanno. Gente che rischia una bellissima crisi di nervi (e non solo le donne di almodovariana memoria) perché non può postare foto in maniera immediata all’amico, al fratello, al cugino, all’amante. E neppure il video con zio Tonino che racconta l’ultima barzelletta. Insomma, la situazione rischia di degenerare. Nessuno, tra l’altro, riesce a fare i numeri di emergenza perché è da anni che si affida aWhatsApp. Siamo diventati così fragili che riusciamo a perderci anche nel centro di Bologna (dove, ricordo, non si perde neanche un bambino) se non camminiamo con google map e non riusciamo a dialogare con nessuno perché la nostra app è andata letteralmente “a puttane”. Beh, con tutto il rispetto dovuto alla tecnologia e alla modernità: che muoia per qualche giorno WhatsApp e parliamoci perdindirindina, che le parole sono bellissime e servono per costruire sorrisi, incazzature e abbracci. Sono il contorno della vita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
Una modesta proposta (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.704 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design