Solito caffè stamattina. Al corner del Panino Giusto, bancone in piedi, stazione centrale Milano. Sono veloci, il caffè è buono e fai in fretta, senza rischiare di perdere il treno. Trolley, cravatte, zainetti, smartphone, tailleur e tacchi, cuffiette, velocità. Solita gente veloce del mattino milanese. Alla cassa davanti a me una signora paffutella sulla settantina, credo, la faccia di chi non è pratica, gli occhi che scrutano a disagio, valigia da sud, vestito da sud, capelli in ordine, da sud, accento da sud. Napoletano, sento. Chiede un caffè e una di “quelle brioche là “. Indica la vetrinetta dall’altra parte, sotto il bancone. Il ragazzo le da lo scontrino, prepara già veloce piattino e tazzina e chiede “come la vuole la brioche, signora?”. E lei ripete “quelle brioche là”, e lo sguardo si perde tra il vergognoso e lo spaurito, Si porta verso la vetrinetta e osserva, sono tutte brioche, sembrano uguali, lei non sa. Il ragazzo tambureggia sul bancone, la pinza delle brioche in mano. Lei lo guarda come se chiedesse aiuto. Un aiutino. Come in un quiz. In fondo vuole una brioche. Forse si sta pure pentendo di averla chiesta. Osservo, e il suo sguardo dice questo, credo. Le sorrido aperto, mentre il ragazzo parte con l’elenco tutto milanese delle tipologie di brioches presenti in quella maledetta vetrinetta. Crema, cioccolato, integrale vuota, integrale al miele, integrale di Kamut, crema al pistacchio, all’uvetta, nutellone, marmellata albicocca, marmellata ciliegia, marmellata ribes … Alla marmellata ribes lei si ferma, fissa la pinza veloce che indica la brioche, mi guarda, cerca l’aiutino, io sorrido e annuisco, la guardo per rassicurarla e dico “è bbbuona” , caricando la B ed aprendo un dittongo da sud. Lei, come una liberazione da un fastidioso imbarazzo, la sceglie, mi guarda e la addenta, liberatoria. ‘O ribes. Se la ripete dentro quella parola secondo me, mentre guarda la brioche come un giapponese, appena sceso dal treno a Napoli Centrale, guarderebbe un grosso babà con panna. ‘O Ribes! Prodotto esotico milanese, è “bbbuono”. Finisco il mio caffè prima di avviarmi sullo scalone. Salgo sempre a piedi. La scala mobile fa troppo Milano. Lei sta li soddisfatta. Saluto e le auguro buon viaggio. Mi ringrazia con gli occhi, mentre finisce di addentare ‘o Ribes, con lo sguardo un po timido che solo le donne del sud di quella età hanno. Tuo figlio non ti ha accompagnato alla stazione stamattina. Ti ha lasciato sola qua. Forse doveva andare a lavorare, va di fretta pure lui ormai. È’ diventato milanese. Non fa niente, “mamma’”, stamattina ti ho accompagnato io. Mangia tranquilla la tua brioche. E non perdere ‘o treno. Buon viaggio. Salutami Napoli. E domani, babà.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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