La legge Merlin incostituzionale. Ci metterei anche anche il plauso diffuso nei social a questo tentativo giudiziario nel clima generale della marcia di ritorno dell’Italia verso il fascismo. Metterei il gradimento a questa aggressione leguleia alla legge Merlin insieme a tanti altri segnali che rivelano un generale declino culturale ed etico. Intendendo per etica non la sua parte opinabile riguardante il sesso (per me la vera etica del sesso è che ciascuno lo possa praticare come accidenti vuole purché i partecipanti siano davvero d’accordo e nessuno ne riceva danni di alcun genere) ma quella che riguarda la solidarietà e l’obbligo sociale e individuale di proteggere chi è più debole. Dicono che giudicare un presunto pappone è incostituzionale se la prostituta esercita il mestiere per libera scelta. Lasciando per un attimo da parte la vera e propria tratta delle schiave alla quale stiamo assistendo nell’era delle migrazioni di massa, il fondamento morale della legge Merlin è che nessuna donna esercita quel mestiere per libera scelta. Esiste molto spesso una costrizione evidente che le indagini di polizia finiscono per rivelare. Ma anche quando non ci siano coltelli puntati alla gola, c’è sempre la minaccia della miseria o dell’emarginazione a spingere una donna a vendersi. Anche nei casi delle cosiddette “escort di lusso” non c’è mai una volontarietà assoluta a compiere questa tragica rinuncia alla propria libertà. Ho fatto cronaca giudiziaria per un mucchio di anni. Quasi ogni giorno nel calendario delle udienze in pretura o in tribunale c’era almeno un processo comunque legato al mondo della prostituzione. Quindi ho visto sfilare davanti ai giudici tante donne che si erano prostituite. Ne ho udito e letto le confessioni, ho visto le ritrattazioni, piene di vergogna e di paura, delle accuse contro i loro sfruttatori. Di molte, dagli atti giudiziari, ho conosciuto la storia sin dalla prima volta che al termine di un atto sessuale avevano porto la mano per ricevere la paga. Non ne ho visto una che rivendicasse fiera la sua libera scelta. Da tutte quelle vicende emergeva una costrizione palese oppure il sospetto concreto di vincoli occulti. E ho visto e conosciuto anche molti sfruttatori. Alcuni erano professionisti. Di questi ce n’erano di due generi: quello violento e arrogante, che con gli occhi ti diceva che molto volentieri ti avrebbe gonfiato la faccia come aveva fatto poco prima nei confronti della sua protetta; quello piacione, simpatico e a suo modo elegante, con aria da seduttore di porta Macello, cortese con carabinieri e giornalisti e con in tasca il tirapugni di ottone da usare sulla donna che non ha portato abbastanza soldi. Ma non ho conosciuto soltanto professionisti che gestivano il loro harem. Ho raccontato sul giornale, tante volte, anche le storie di mariti che mandavano le mogli sul marciapiede, di fratelli che sfruttavano le sorelle, di padri che sfruttavano le figlie, di figli che sfruttavano le madri, di fidanzati che convincevano la fidanzata che quello era l’unico modo per fare un po’ di soldi e sposarsi. La prostituzione è una storia antica nella quale l’uomo ha sempre esercitato la funzione del porco spietato e feroce. Ruolo innaturale perché in natura il porco è una bestia innocente. Ed è inutile soffermarsi su un attore fondamentale di questa tragedia “antica quanto il mondo”, come usano dire quelli che in fondo ne vogliono depotenziare l’inumana essenza. Parlo del cliente. E adesso, dopo quelle che ha subito in vita persino da suoi colleghi politici, continuano le persecuzioni contro Lina Merlin. C’è soltanto da sperare che la Corte Costituzionale non si lasci travolgere da questa ondata nera.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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