Siamo cresciuti a pane e Tex Willer. Satanasso, vecchio bisonte, per la barba di Matusalemme, Aquila della notte, bistecche alte due spanne, una montagna di patatine, una pinta di birra e, mi raccomando, una succulenta torta di mele. E’ stato il mio mondo da adolescente, passato a pane, nutella e Tex Willer, a vivere le sue imprese contro Mefisto, le sue incredibili avventure con El Morisco (che compare solo al numero 101), a leggere e rileggere la saga della “dama di picche”, il suo terribile arresto e la fuga. Ho amato e amo Tex. Lo amo perché ha deciso di stare dalla parte della ragione ma non nascondendo la sua simpatia per chi è, comunque, nel torto. Il suo mondo è semplice: si divide in buoni e in cattivi ma – ed è questo che me lo fa amare – i buoni non sono sempre quelli ritenuti buoni per antonomasia e viceversa. Nel mondo di Tex, per esempio, i burocrati, i banchieri, i politici – tranne qualche eccezione – sono più cattivi che buoni. Gli indiani, gli indios, i messicani e qualche avanzo di galera è più buono di qualche cattivo. Non ama le mezze misure Tex: è capace di decidere chi deve vivere e deve morire. Il bello è che azzecca quasi sempre. I suoi racconti sono tutto ciò che ci portiamo dietro dal mondo del fantastico, inverosimile. Tex è il guardiano, il paladino, l’amico invisibile che tutti vorremmo avere. Poi, negli anni, discutendo con amici tra una birra e una bistecca ci si è chiesti: ma Tex è di destra o di sinistra? C’è un’unica risposta a tutto questo: che diamine! Tex Willer è Tex Willer ed è figlio di Gianluigi Bonelli, il vero grande creatore della saga che il 12 gennaio del 2001 lasciava questa terra. Adesso è nelle verdi praterie a correre con Tex, il suo cavallo Dinamite, a fianco di Tiger, Kit Karson e Kit Willer. Questa è la favola, questo è il fumetto. Questa è la nostra piccola storia costruita a pane, nutella e i giornalini di Tex e destra e sinistra, almeno per una volta, non c’entrano nulla.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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