Che cosa c’entra Carola Rackete con Achille Campanile? Chissà quanti amici storceranno la bocca, ma per me Achille Campanile è come la bibliomanzia, ovvero quella pratica superstiziosa per la quale si apre la Bibbia a caso e alla pagina che viene si cercano spiegazioni, previsioni e consigli. Quando ho letto dei parlamentari europei che applaudivano Carola mentre lei li accusava di ignavia, ho preso a caso “Il diario di Gino Cornabò” e sempre a caso l’ho aperto alla pagina che descrive l’eroe eponimo alla prese con una conoscente tra la folla in attesa alla fermata del bus. Lei gli raccontava della brutta avventura di un giorno prima, quando uno sconosciuto l’aveva molestata alla stessa fermata. Il problema era che faceva a voce bassa il discorso indiretto “lui mi ha detto… lui mi ha fatto… allora io gli ho detto…” e invece urlava il discorso diretto della sua reazione “brutto porco… ma come si permette… tenga le mani a posto, maiale…”. Per cui i presenti sentivano solo queste ultime parole e pensavano che la donna ce l’avesse con il povero Gino Cornabò. Il quale, conscio dell’equivoco, tentava di dire: “Ah, lei ha fatto bene… ma che delinquente… e lui cos’ha risposto… sì, lei gliene ha proprio cantato quattro a quella bestia…”. Niente da fare, ci tentava, plaudiva alla donna ma la figura del coglione la faceva lui. Grande Campanile. La differenza è che Gino Cornabò era innocente.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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