Almeno tre volte al giorno ti capiterà di pensarla o di dirla, questa frase che da sola, in modo semplice, veloce e indolore, ti distacca di colpo da qualsiasi fastidio, problema o contingenza.
La potresti pensare o dire quando senti chi si lamenta per ciò che, anche l’attuale governo, cerca di fare con quel poco di diritti dei lavoratori rimasti; magari sei inoccupato da tempi remoti e non sei mai stato tutelato realmente dall’art.18 nemmeno quando esistevano i presupposti per esserlo, potresti quindi per questo, vederla come una vendetta, stupida ed inutile, e stupidamente ed inutilmente goderne.
Una vendetta nei confronti di tanti altri che hai conosciuto cavarsela in cause di lavoro dove di ragione non ne avevano nemmeno un po’, ma avevano buoni avvocati e magari hanno incrociato, nei loro destini, dei giudici meno “parziali” di quello che toccò alla tua causa.
Potresti farlo, potresti tranquillamente dire “ma che cosa me ne frega a me?”- Ma non cii, perché ti senti parte in causa come se lavorassi ancora, ti senti ancora addosso l’orgoglio di tante battaglie combattute per il lavoro, ti senti come parte integrante di quell’emisfero di cui stai perdendo piano piano i contorni e che si chiama “occupazione”. Hai come una specie di sindrome dell’arto mancante, la sensazione di sentire ancora quella parte del corpo, a suo tempo amputata, ne senti il prurito, come se fosse viva e collegata al sistema nervoso anche se questa non lo è più, da tempo.
Oppure, potresti fregartene di quanto accade in Medio Oriente o in altre parti del mondo, in Sirya o in Africa, in Ucraina o nell’Amazzonia, dove la bestialità, la ciecità umana ancora raggiungono livelli inenarrabili. Non è casa tua, non è nemmeno la tua nazione o regione, non si tratta ne’ di tuoi parenti ne’ di tuoi amici, che t’importa? Potresti usarla in mille altri fatti e circostanze nelle quali non sei “personalmente coinvolto”, quella frase.
Ma nulla, non ti sovviene in nessuno di questi casi, perché quella che sembra una frase banale, “chi se ne frega”, in realtà banale non lo è per niente, la ritieni anzi importantissima, perché la si può e, pensi, la si dovrebbe utilizzare spesso, più e più volte al giorno ed infatti la usi, lo dici spessissimo quel “chissenefrega”, tutto attaccato, lo esprimi ogni volta che vedi o senti cose banali -e se ne sentono e ne vedono fin troppe, in giro-. La dici perché non capisci, non ti capaciti del fatto che siano proprio le banalità, oggi, le cose più importanti nella vita di molti,. Una macchina o il telefonino nuovo, la macchia sul vestito buono o la messa in piega che si incrina al vento, il tacco da 120 o l’unghia affilata che si spezzano, l’essersi persi una puntata del serial o della telenovela in tv.
Ecco, la dici forse convinto di rivolgerti a loro, a quelli che si pre-occupano di tutte queste futili cose e se ne fregano di tutto il resto, che gli va bene tutto purché non si tocchi la loro merenda e non si graffi il loro bel SUV, pagato in comode rate per vent’anni a 770 €/mese, cominci da gennaio dell’anno prossimo.
Ma resti sempre un emerito ed incurabile ingenuotto, perché se tu dovessi vederne anche uno solo, di questi, in difficoltà, quel “chissenefrega” scomparirebbe dal tuo glossario e l’aiuteresti in tutti modi. Per ritonare solo quando, dopo esserti speso per loro anche col dubbio che non lo meritino, da loro non ricevi nemmeno un grazie, nemmeno un sorriso. In quel preciso istante ritorna a galla e ti ritorna in mente quel convintissimo “e chi se ne frega!” E continui a vivere, sicuramente più felice di loro che non sanno, non conoscono la felicità immensa nascosta nel dare, nel non fregarsene mai degli altri pensando che non siano “noi” e per questo non meritino attenzione, non sanno quanto tu dorma tranquillo, ogni notte e viva tranquillo ogni giorno, consapevole del fatto che quando te ne freghi tu, lo fai liberamente ed interamente, con la serenità di una coscenza tranquilla, e te ne freghi davvero!
(nella foto? Io, un tantino sbronzo, il giorno del mio matrimonio)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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