Non possiamo relegare tutto a “questi non sanno le cose” o “sono dei dilettanti”. Oltre che a semplificare si farebbe lo stesso gioco di chi a qualsiasi critica continua a ribattere “e allora il Pd?” La politica non si studia a scuola e neppure nelle strade, non c’è un manuale del perfetto politico conservato nelle biblioteche o negli oratori, non si diventa politici per concorso pubblico e neppure risolvendo rebus o sudoku nella settimana enigmistica. La politica è, probabilmente, anche questo ma non è solo “questo”. La politica è De Gasperi e Scilipoti, Aldo Moro e Razzi, La Pira e Previti, Mario Capanna e Matteo Renzi, la politica è scontro ed incontro, costruzione e distruzione, dialogo e silenzio. La politica è materia dove, per dirla con un eufemismo “c’è molta merda da spalare” e non è detto che da qualche parte siano nascosti dei diamanti. La politica è contrapposizione, gioco antico e sempre di moda: lo era nell’antica Grecia, nell’eterna Roma, lo era tra guelfi e ghibellini, tra francesi e inglesi, tra russi e americani. Non dobbiamo stupirci se la politica non risponde alle nostre esigenze, ai nostri “desiderata”, non perché la politica sia impura, ma perché sono i politici – e dunque gli uomini – a costruire la politica e dunque siamo davanti allo strumento più imperfetto che governa il mondo. Non sono d’accordo su molte scelte di questo governo, come non ero d’accordo su quello precedente e su quell’altro ancora. E’ un mio diritto dissentire, come è diritto di chi ha vinto le elezioni governare. I conti, come sempre, si fanno alla fine ed è – come diceva il principe De Curtis – sempre la somma che fa il totale. Quello che non capisco, invece, è provare a distruggere l’avversario solo per il gusto di farlo. “Ma lo facevano anche loro”, come se fosse giustificabile rubare perché ci sono i ladri. Non è così. Ognuno dovrebbe provare a costruire, rintuzzare, criticare ma mai inveire, urlare, spaccare per il solo gusto di farlo. La politica è l’arte del possibile applicata su essere imperfetti per natura: gli uomini ed è probabile che si possa cambiare idea e si possano modificare le strategie e le alleanze. Personalmente sono piuttosto restio a farlo, ma riguarda la mia sfera privata e quindi non vale nella politica. Perché – ed è questo il punto – quando si personalizza non si fa politica, si porta tutto dentro il cortile del proprio io e chi fa questo è, diciamo, poco democratico. Poi, certo, la politica è passione, è scontro sanguigno, è sberleffo, dileggio, satira. Tutto vero però mettiamoci un punto, proviamo a fare questo passaggio importante: va bene tutto tranne la violenza gratuita, tranne l’insulto, tranne l’accusa e il processo sommario, tranne scrivere cose non certificate e non oggettive. Questo dovremmo cominciare a fare. Capisco che molte bacheche di facebook rimarrebbero desolatamente vuote per mancanza di argomenti ma questa, credetemi, è la politica: la capacità di accettare l’avversario e di rispettarlo. Basta poco, a volte, per vivere in un paese civile.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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