Si andava “in Francia” perché le sigarette e la benzina là costavano meno. E la Francia per noi sardi della costa Nord è lì a due passi e si chiama Bonifacio, Corse du Sud.
Ma questo è solo un lontano ricordo, l’ingresso dell’euro come moneta unica cominciò da subito a fare lievitare i prezzi ovunque, nel 2006 mi ritrovai praticamente sequestrato nel porto di Ciotat, dove i pescatori locali, esasperati dal lievitassimo prezzo del gasolio (2€/litro) avevano deciso di formare una catena di barche dal rosso al verde della diga foranea del porto, nessuno usciva nessuno entrava più, ma almeno le sigarette ancora conveniva comprarle.
Oggi il gasolio costa un po’ meno di allora, mentre le sigarette sono aumentate ancora, ci vogliono sette euro per un pacchetto di bionde e trovo questo un ottimo deterrente al vizio del tabagismo, vera e propria dipendenza intossicante. Mentre un pacchetto di tabacco è ancora accessibile, ma scordatevi gli accendini, il Bic più piccolo parte da due euro e le cartine pure viaggiano su prezzi da vertigine, come il caffè.
Si ostinano a chiamarlo “espressò” ma raramente ne ha aspetto, gusto e sembianze, l’unico caffè decente che ho trovato me lo ha servito un algerino che vende kebab e si è organizzato con una macchinetta a cialde tutta italiana, come dire, in quel dei border-line shop&show di Montmartre di italiani evidentemente ne girano davvero parecchi, in compenso l’acqua è gratis, quella del rubinetto, portabilissima e nemmeno troppo clorata, ottimo espediente per evitare le costosissime bottigliette di plastica che, comunque, puoi riempire dalle numerose fontane sparse per strade e piazze.
La prima cosa che si deve fare arrivando a Parigi senza un mezzo autonomo di trasporto, è quella di imparare ad acquistare i biglietti dei mezzi pubblici, che offrono la possibilità di trovarne di multiuso, validi su più linee e società e per più tempo. L’ho imparata bene, che le addette ufficiali della SNCF e associate hanno la divisa verde scuro, gli scanner per il controllo ed il cartellino identificativo e sono tutte davvero molto carine, mi è costato ben 40 euro impararlo, dopo essere stati truffati da una mezza dozzina di signorine all’apparenza disponibilissime (a fottere il prossimo) con tanto di “tesserino/card ministeriale falso” che per quella cifra ci hanno rifilato 5 biglietti ridotti (bambini/invalidi) per poi sparire nei cunicoli dell’Underground parigina. Pazienza, ma ora che vi ho avvisati sono più tranquillo.
Ma ai parigini, le sirene prima o poi bisognerebbe spiegargliele, o forse no. Nonostante la città sia sperdutamente immensa ed il traffico abbondante, quello che mi ha colpito di più è che in questa città manca qualcosa di molto ingombrante, qualcosa che da noi è l’emblema stesso del traffico e delle nevrosi ad esso collegate, quel sottofondo rumoroso carico di clacson, sirene e smarmittati che fa da colonna sonora alle nostre giornate metropolitane. A Parigi no, e nemmeno si sentono così prepotenti ed invadenti gli odori, del traffico. Persino i mezzi di soccorso o di polizia utilizzano le sirene a piccole dosi, giusto in prossimità degli incroci per poi spegnerle nel tragitto, che dire, anche questo è sintomo di una capacità di rispetto per l’altrui tranquillità. File ordinate dove solo noi italiani e poche altre etnie ci facciamo riconoscere per la fretta e la furbizia, meno male che i parigini sopportano, anche ai semafori siamo gli unici che se non passano auto attraversiamo col rosso, ma in questo siamo contagiosi ed ho visto in molte occasioni anche dei francesi imitarci, in fondo il tempo è denaro anche per loro.
Giornate lunghissime, data la longitudine, da perdere la cognizione del tempo, alle 22 c’è luce come da noi alle 20:30 in questo periodo, ma il bello è che alle 05:30 del mattino è già giorno, anche se loro dormono lo stesso, nessun caffè aperto a quell’ora, solo macellai e pescivendoli che si alternano ai netturbini.
Cicche e cartacce per le strade le rendono molto più simili alle nostre che a quelle che la mia memoria francese mi raffigurava, infatti l’acqua della Senna viene continuamente irrorata e scorre nei bordi delle vie trasportando la maleducazione urbana dilagante verso il basso, dove a raccoglierla trovi sempre un addetto con la scopa e col carretto. Già, per quanto sia vasta, non si vedono cumuli di immondizia e nemmeno ingombranti fila di cassonetti, solo bidoni e ad ognuno il suo, per questo ognuno ha interesse a non farli puzzare ed infatti non puzzano.
Non puzzano nemmeno le auto a Parigi, non quanto le nostre (che ci stiano rifilando carburanti avariati?!) ed il flusso dei mezzi è armonioso, ci metti poco a seguire il ritmo e muoverti con scioltezza fra le avenue, i vicoli ed i larghi boulevardes.
Anche con la cucina si fa presto ad accordarsi, non hanno menu così vasti e una volta che impari che la lunghezza del nome del piatto è inversamente proporzionale alla quantità di cibo corrispondente, fra una croque madame ed una croque monsieur il localino dove gustare leccornie dal paté de foie sino all’ostrica lo trovi, così come trovi eccellente la pasticceria ed il pane, lasciando da parte le baguettes che è il pane più venduto, ma non il più gustoso!
I prezzi variano molto da locale a locale anche nella stessa zona, ma se vi pungesse la malinconia o solo la voglia di gustare dell’ottimo cibo e del superbo vino, beh, allora non vi resta che cercare sulla mappa “Rue Coquillère” che al numero 31 ci trovate il Fico, raffinato ristorante sardo manonsolo condotto da due davvero bravi quanto promettenti giovani “nostrani”, ma se mangiate sardo, non dimenticatevi di gustarne l’innaffiatura totalmente irrorata da un Arbaré di Nurallao che, posso garantire per abbondantementemente comprovata esperienza, non lascia altre tracce oltre a quella di un piacevole ricordo.
Che altro aggiungere, i consigli non sono il mio forte e qualche dritta l’ho data sempre nella speranza che non vi debbano mai servire, ma l’augurio che posso farvi è che, se vi capitasse di andarci, possiate trovare dentro di voi prima che nel viaggio, tutta la fantasia che servirà per tornarne soddisfatti, più arricchiti e più contenti di quando siete partiti.
Bonne Voyage!
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