Ci ho provato. Giuro che ho provato a capire il nesso tra la realtà e la fiction di una fotografia non innocua e dunque pericolosissima. Ho provato anche a domandarmi perché Luca Morisi, lo spin doctor del “Capitano” Matteo Salvini, abbia deciso il giorno di pasqua – il giorno di pasqua, Cristo – di pubblicare una fotografia blasfema, cattiva, condita di parole pericolose e rivoluzionari. Ci ho provato a cercare il senso dentro quell’immagine e quelle frasi così “definitive”, così terribili, uniche, evocative: “Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega? Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto! Avanti tutta, Buona Pasqua!”Già, buona pasqua, giornata solitamente destinata a messaggi di pace, a colombe che svolazzano anche sugli istinti peggiori. La foto di un vice presidente del Consiglio, nonché Ministro dell’interno con in mano un mitra non sembra proprio la fotografia adatta per un giorno in cui si festeggia la resurrezione. Piuttosto, il messaggio neppure tanto sublimale, è quello della minaccia e della morte. Loro sono armati. Armati, il giorno di pasqua. Armati perché? Che senso ha quella foto e che senso hanno quelle parole? Che senso ha gettare nell’arena virtuale quel messaggio postato, state attenti, nel profilo di Luca Morisi e non in quello di Salvini? Ci ho provato. Ho provato ad intercettare il messaggio, ho tentato di banalizzare tutto ma non ci sono riuscito. Chi ha il senso dello Stato non può non aver paura davanti a queste esibizioni, davanti a chi reputa il 25 aprile un derby tra fascisti e comunisti. I nostri padri hanno lottato affinché godessimo di questa libertà. Quell’uomo con in mano un mitra il giorno di pasqua ci racconta un’altra cosa. Ci vuole raccontare un’altra cosa e, per interposta persona ce lo sussurra: Noi siamo armati e dotati di elmetto. Quel sussurro, abbiate pazienza, comincia a farmi paura.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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