Rinfacciare all’Unità la grottesca piaggeria, per servirsi di un eufemismo, nei confronti di Renzi è divenuto un passatempo sterile, tanto quanto i richiami indignati a Gramsci, come se tale quotidiano non avesse archiviato ogni reale legame col suo fondatore decenni prima che l’attuale presidente del consiglio debordasse da Rignano sull’Arno. Tuttavia è sempre utile sottolinearne il carattere mistificatorio, specie nel campo della politica estera, ridotta a mera occasione di celebrazione dei successi dell’attuale esecutivo. Esemplare la prima pagina del 22 aprile, il cui titolo d’apertura gronda paternalismo neo-coloniale da ogni lettera: “La nostra Africa” (http://www.unita.tv/wp-content/uploads/2016/04/prima.pdf) . A colpire però è il sottotitolo, il quale ci comunica, nientemeno, che l’Italia aiuta i migranti a casa loro, e cita come esempi il Niger, il Camerun e… lo Yemen. Che all’Unità pratichino il giornalismo 2.0, qualsiasi cosa voglia dire, l’ha ammesso il suo direttore in un disperato tentativo di giustificare la pubblicazione di un video nel quale, secondo quanto millantavano sull’Unità.tv, appariva la candidata pentastellata a sindaco di Roma, Virginia Raggi, intenta a intonare “meno male che Silvio c’è”.
Tornando a quel sottotitolo, a noi risulta che in Yemen l’Italia stia inviando qualcosa di assai diverso dagli aiuti umanitari. Vale a dire bombe, prodotte per altro a Domusnovas, e sganciate sul paese vicino-orientale dagli aerei della coalizione anti-ribelli Huthi a guida saudita, in quella che l’Unità di una volta non avrebbe esitato a definire un aggressione imperialista. Invece l’ennesima reincarnazione della nobile testata parrebbe aver abbracciato la linea dettata, già nel 2015, dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni Silveri (una volta, se la memoria non c’inganna, solo Paolo Gentiloni): e cioè l’Italia “riconosce il diritto dell’Arabia saudita a difendere la propria sicurezza” (adnkronos 06/04/2015). Una formula a cui frequentemente si fa ricorso per giustificare le azioni d’Israele, e che in sostanza serve a far passare l’aggressore per vittima. Linea rafforzata dalla responsabile della difesa Roberta Pinotti, la quale garantisce la “regolarità” della fornitura di ordigni all’Arabia Saudita, e che coinvolge anche la Germania, dato che la Rwm Italia S.p.a che li produce nel Sulcis appartiene alla tedesca Rheinmetall. In Germania in proposito c’è stata un’interrogazione da parte di Die Linke – partito che riunisce varie anime della sinistra tedesca – alla quale il governo ha risposto scaricando di fatto la responsabilità sull’Italia (Sardiniapost 20/04/2016).
A tutto ciò sull’Unità non vi è il minimo accenno, ma soprattutto manca, e sarebbe vano aspettarsela, una sia pur minima critica degli argomenti dei due ministri citati. Infatti, anche ammettendo che sia tutto “regolare” e nel “rispetto delle leggi”, come afferma la ministra Pinotti, il che è del tutto discutibile stando alla legge n. 185 del 9 luglio 1990 (http://presidenza.governo.it/UCPMA/doc/legge185_90.pdf), un giornale di sinistra, anzi un giornale minimamente indipendente, se ne dovrebbe letteralmente fregare della legalità formale o meno di queste forniture. Non è per niente improbabile che le bombe fabbricate a Domusnovas abbiano contribuito ad uccidere centinaia di civili, nonché infliggere danni irreversibili alla capitale yemenita Sana’a, la cui città vecchia è patrimonio UNESCO, con buona pace della retorica di un altro ministro, Franceschini, il quale alcuni mesi fa delirava di caschi blu della cultura, da schierare a difesa del patrimonio culturale mondiale. Ecco, sarebbero dovuti bastare questi pochi fatti per suggerire all’Unità, se non una blanda critica, quantomeno di astenersi dai trionfalismi sull’azione umanitaria del governo, quest’ultimo lungi dall’aiutare i migranti a casa loro, almeno per quanto riguarda lo Yemen, contribuisce a renderli tali, quando non è complice della loro uccisione.
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