La cosa che non capisco degli indipendentisti è la ricerca assoluta del purismo, per essere più indipendenti degli altri. Sembra che il massimo risultato politico sia avere un minimo risultato in termini di voti e di consensi per poter dire, credo, di essere quelli più bravi e più duri. In fondo sono il contraltare al populismo, a ciò che oggi rappresentano in vari Trump, Salvini, Grillo, Le Pen. Eppure proprio il buon Salvini ha abbandonato, furbescamente, l’idea antica della Padania e di una Lega Nord diventata molto più furbescamente Lega Italia. Salvini ha capito – e da tempo – che con la richiesta di indipendenza non si andava molto lontano e il poter costituire un nuovo Stato era solamente un bellissimo sogno. Così ha deciso, sempre furbescamente, di imbracciare la vecchia lancia di Giussano, mettersi la giacca e urlare a tutti:”Andiamo a comandare”. Quello che ha capito Salvini non lo hanno capito invece i sardi indipendentisti che si sono riuniti a Ghilarza per abbracciare il sogno attraverso il processo di rinascita della Sardegna. Il primo atto è stato quello di provare un’unità che non c’è stata. Continueremo ad essere indipendentisti duri e puri con il nostro ottimo 0,7% alle elezioni. La coerenza di essere sempre minoranza, con orgoglio e poca disponibilità all’unione. Non sia mai che si rischi, per la prima volta, di vincere le elezioni e dover spiegare cosa sia questa favolosa indipendenza che decine di movimenti da anni tentano di spiegare: non dividete ciò che Dio ha unito, a meno che non siate indipendentisti. E sardi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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