La storia ha un brillante senso dell’umorismo. Avete presente il Brennero, il valico montano che collega l’Italia all’Austria? Se n’è parlato molto, di recente, perché il governo austriaco aveva annunciato un robusto spiegamento di forze per difendere il confine dall’assalto dei migranti provenienti da sud. Nel Paese che accettò gioiosamente l’Anschluss, oggi opulenta realtà economica, la destra rafforza le barriere per impedire che la terra della Patria venga contaminata da clandestini con le pezze al culo. Eppure, poco più di settant’anni fa, sull’attraversamento clandestino di quei confini molti tirolesi ci costruirono una professione, ricavandone un reddito. Però i profughi di allora arrivavano da nord ed erano senza dubbio molto più pericolosi di quelli odierni. Gli inviati di “Hunting Hitler”, una trasmissione di History Channel, hanno intervistato una guida alpina oggi ultranovantenne che, alla fine della guerra, accompagnava fuorilegge che volevano attraversare il Brennero senza incorrere nei controlli della frontiera. Bastava conoscere sentieri sicuri tra le montagne e le mosse dei gendarmi che presidiavano la frontiera per superare il confine e atterrare in Alto Adige senza correre rischi. Ora, la cosa curiosa è che tra coloro che si affidavano a queste guide c’erano anche i nazisti che fuggivano dalla sconfitta per cercare una nuova vita, cambiando identità e lavoro grazie a complici compiacenti. La notizia era già conosciuta, ma gli inviati della trasmissione hanno strappato alla vecchia guida l’ammissione di aver portato oltre il confine nientemeno che Adolf Eichmann, l’ideologo dell’olocausto. “Ho fatto quel che dovevo fare, questa zona era molto povera e non c’era altro modo per guadagnarsi da vivere”. Erano poveri, il vecchio si è giustificato così. Ed è stato in quel momento che ho pensato a quanto senso dell’umorismo abbia la storia. La storia che oggi arma guardie ai confini per difenderle da qualche decina di disperati arrivati dalla fame e, ieri, offriva quei confini a criminali di guerra con le mani sporche del sangue di milioni di persone.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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