L’ultimo volo.
E’ come guardare il cielo e non vedere uccelli che volteggiano. Solo azzurro terso e qualche nuvola. Solo il calore del sole e nessun rumore. Così finisce un sogno cominciato il 5 maggio del 1947. Finisce da Cagliari. Stasera, infatti, l’ultimo volo Alitalia partirà dalla Sardegna per Roma. Poi, l’annuncio finale: “Signore e signori, benvenuti a Roma Fiumicino”. Non si aggiungerà: “grazie per aver volato Alitalia e speriamo di ritrovarci in un prossimo volo”. La storia finisce qui. Come le tante storie degli uomini, come le favole che solitamente hanno il lieto fine. Non in questo caso. Ricordo la mia prima volta. Si chiamava il battesimo del volo e Alitalia, se richiesto, rilasciava una certificazione. Volai da Alghero per Roma. Era il 1977, l’anno della maturità e della gita scolastica. Saremmo andati a visitare Firenze e quel volo fu come tenere il fiato sospeso sul futuro. Paura, eccitazione, inconsapevolezza, fierezza di provare qualcosa di nuovo abituati come eravamo a solcare il mare con la Tirrenia con l’infame passaggio ponte per giungere in continente. Volare era cosa da ricchi e la continuità, allora, erano solo le scale bagnate dal mare delle navi che odoravano di olio e mediocrità. Quel volo rappresentava la maturità, il raccogliere il futuro tra le tasche, la possibilità che tutto potesse essere elettrico e veloce, tutto a portata di mano. Ho preso l’ultimo volo Alitalia da Milano per Alghero a maggio di quest’anno. La pandemia ha rallentato il mio modo di guardare dall’alto il mondo ma ha diversificato, negli anni le scelte di altre compagnie. Con Alitalia ho viaggiato per Parigi, Praga, Amsterdam. Sono arrivato anche a Caracas e a Santiago de Cuba. Le storie degli uomini finiscono. Ma quei voli rimangono come poesia e amore verso qualcosa di bello e inestimabile: viaggiare significa essere curiosi. Grazie Alitalia. Per tutto, nonostante tutto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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