“Compagni giornalisti, avete troppa sete e non sapete approfittare delle libertà che avete. Avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate e, in cambio, pretendete la libertà di scrivere e fotografare. Immagini geniali e interessanti di presidenti solidali e di mamme piangenti. E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento. Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti e, si direbbe, proprio compiaciuti, voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano”.
Caro Giorgio, ci credi se ti dico che ci manchi? Ci manca la tua ironia graffiante, la tua onestà intellettuale, la tua capacità di denudarci. Ci hai sempre lasciati in mutande. Hai fatto fino all’ultimo respiro ciò che gli intellettuali odierni non osano più fare, motivo per il quale non sembra esserci necessità della loro presenza. Hai smascherato e denunciato le ipocrisie della massa distratta e opportunista, a costo di sofferenze, insulti e persino lanci di oggetti sul palco. Hai deciso di opporti, senza paura, alla degenerazione di quella sinistra piena di ideali che sentivi tua e con la quale hai sempre fatto i conti, nel bene e nel male. Perché eri talmente di sinistra da rompere i coglioni proprio alla sinistra. Oggi che abbiamo perso un po’ tutti l’orientamento, caro Giorgio, ci manca quella manciata di fango in faccia che riuscivi a lanciare in una frase.
“E a te, ragazza, che mi dici che non è vero che il piccolo borghese è solo un po’ coglione, che quell’uomo è proprio un delinquente, un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia e che ha tentato pure di violentare sua figlia… Io come Dio inventato, come Dio fittizio, prendo coraggio e sparo il mio giudizio e dico: speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia. Così, per i giornali, diventa un bravo padre di famiglia”.
Ci manca davvero, caro Giorgio, uno come te. Uno che dice le cose come stanno, in musica e in parole, senza curarsi di sembrare strano. Ci manca l’artista, l’intellettuale, l’uomo.
Buon compleanno, Giorgio Gaber.
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