Oggi mi sono fatto una breve chiacchierata con Antonio. Antonio è un cuoco professionista che lavora nelle cucine dei ristoranti della Costa Smeralda dal 1971, anno in cui io sono nato. Antonio ha 66 anni ed una famiglia a carico. Quella del 2020 doveva essere la sua ultima stagione di lavoro, al comando della cucina del ristorante in cui lavora ininterrottamente dal 1987. Nel 2021 Antonio avrebbe maturato il diritto e sarebbe andato in pensione. Invece la stagione del 2020 salterà e con lei il miraggio del riposo di fine carriera, che sembrava ormai ad un soffio. Antonio è una persona che legge molto e parla poco, sempre con giudizio. Ieri ha scritto un post su Facebook con molto garbo, senza polemizzare con nessuno: con un filo di voce ha chiesto se la pensione di quelli che si sono trovati nella sua stessa condizione possa essere anticipata di un anno. Per chi vive di turismo si annunciano mesi orribili. Ma ogni caso fa storia a sé e nessuno va dimenticato, in questo mare di disperazione. Sono giorni in cui ci si interroga se l’emergenza possa in qualche modo menomare la democrazia, se questa esasperante lotta per la vita combattuta a colpi di provvedimenti eccezionali possa farci dimenticare dialettiche, processi, buone maniere e tempi. Se la democrazia è ancora viva, deve dimostrarlo dando risposte anche ad Antonio. Che il prossimo anno sarebbe andato in pensione, e invece no.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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