Siamo cresciuti con le bionde trecce e gli occhi azzurri, abbiamo urlato mare nero mare nero mare né, e la nostra vicina (o vicino) era era chiara e trasparente come noi. Ci siamo fermati davanti al mare a chiederci come poteva uno scoglio ad arginarlo e abbiamo acconsentito (io vorrei, non vorrei, ma se vuoi) qualcosa a qualcuno. Quando eravamo giovani al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti; chi non ha avuto l’amico genio bravo ad aggiustare la vecchia 500 perché lui, con un cacciavite in mano faceva dei miracoli? E quanto volte abbiamo pensato a lei? Tornando a casa, lavorando, quando era tardi ed era una lei (o lui, fate voi) clandestina e la città era sempre troppo grande per due che non speravano ma continuavano a cercarsi. Abbiamo respirato brezze che dilagano su terre senza limiti e confini allontanandoci e ritrovandoci più vicini. Abbiamo chiuso gli occhi un istante e ci siamo trovati figli dell’immensità. Abbiamo camminato insieme al nostro caro angelo quello che si cibava di radici, dormiva sotto gli alberi ma schiavo non sarà mai. Ci siamo sentiti esclusi e in un mondo che non ci voleva più il canto libero era lei (o lui). Nelle varie luci dell’est ci è capitato di rotolarci fra sospiri e “da” e, magari, ci siamo seduti accanto in un’osteria a bere brodo caldo (che follia). Ci siamo lasciati e ci siamo ritrovati (ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?) Siamo andati ancora più su, planando sopra boschi di braccia tese; (e nulla c’entra la politica, facciamola finita con questa enorme cretineria) ci siamo allontanati e trovati più vicini, ci siamo preoccupati per il nostro lui (o nostra lei) e li abbiamo sempre pensati intensamente dedicando sempre tutto il nostro tempo, neanche un minuto di “non amore”. E’ vero, i testi erano di Mogol ma le musiche, bellissime, che hanno dato colore e visione alle parole erano e sono dell’immenso Lucio Battisti. Ci ha lasciato il 9 settembre del 1998. Ma è sempre con noi che canticchia, con quella voce inconfondibile. Possiamo continuare con le sue canzoni? Lo scopriremo solo vivendo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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