Ci risiamo. A ritmi di una periodicità ormai disarmante si scoprono appartenenti alle forze dell’ordine lanciare insulti razzisti agli extracomunitari o a chi ha, comunque, il colore della pelle diverso dal suo. Queste perle di pochissima saggezza rischiano di oscurare il lavoro di migliaia di operatori della sicurezza e delle giustizia effettuato quotidianamente verso dei migranti in fuga dai loro paesi o, più semplicemente, alla ricerca di opportunità diverse, posto che dalle loro parti noi, vecchi e terribili colonialisti, siamo riusciti a desertificate anche le anime. All’ ispettore della Polizia di Stato, (stando alle sue frasi postate sulla sua pagina di un social, in internet) “mancherebbe Hitler” e al posto del gas propende per un “bruciamoli vivi e ributtiamoli in mare” O, ancora: “impalata ed espulsa” scrive, riferendosi ad una giovane migrante, fermata mentre ruba qualcosa in un grande magazzino. La deriva razzista e in questo caso deliberatamente fascista (“Mussolini ha dato tanto onore alla politica”, chiosa sempre nel suo profilo virtuale il nostro ispettore di polizia) rischia di esondare ed essere condivisa da chi quotidianamente continua, pur non essendo un appartenente alle forze dell’ordine, ad insultare persone che hanno, davvero, problemi di natura esageratamente diversi e terribilmente seri da chi, invece, continua a respingerli ed insultarli. E’ una questione di cultura? E’ una questione di formazione iniziale all’interno delle varie scuole di polizia? O è, semplicemente una questione di buon senso, di educazione alla legalità che manca ormai da anni in questo paese? Difficile comprendere certi atteggiamenti soprattutto da parte di chi dovrebbe essere di esempio per il resto della comunità. Difficile giustificare questo modo – peraltro rozzo e volgare – di continuare ad etichettare gli uomini in base al luogo di provenienza. Difficile, poi, che queste differenziazioni provengano da persone che, comunque, vengono a volte – e ingiustamente- etichettate. Non è vero, infatti, che tutti i poliziotti sono fascisti e non è vero che tutti gli italiani sono razzisti. E’ vero però che esistono delle frange, delle piccole comunità che si rivolgono alla pancia del paese e provano a spiegare (senza nessun costrutto giuridico e neppure economico) che il male dell’Italia proviene dai migranti, dagli stranieri, dagli altri. Non dobbiamo sorridere di queste affermazioni: sono pericolosissime e portano gli individui a schierarsi con i vari Salvini di turno e con il poliziotto orfano di Hitler in quanto vedono, in quella rapida soluzione, la possibilità di un loro riscatto. Non si cresce prendendosela semplicemente con l’altro, trovando un colpevole nella metà campo dell’avversario. Si rischia di innescare una situazione che potrebbe degenerare e dai risultati davvero sconcertanti. Lo Stato e i suoi organi devono, subito, bloccare i propri rappresentanti che seminano odio in un terreno che è di tutti: nessuno, in questo paese, deve e può permettersi di avvelenare i pozzi dove tutti noi, migranti compresi, quotidianamente beviamo. Facciamola finita con il dire “è un caso isolato”. Non lo è ma, soprattutto, scoprire che qualcuno posso ancora scrivere “mi manca Hitler” e ha una divisa con la quale dovrebbe proteggermi, a me, in tutta sincerità, fa davvero paura.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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