Siamo nati nella grande e interminabile discussione tra ora legale e ora solare. Siamo sopravvissuti a terribili prese di posizione di pedagogisti schizofrenici che trovavano assurdo spostare di un’ora le lancette di un orologio che la natura aveva ben calibrato. Anche i preti, in alcune omelie hanno tuonato contro l’ora legale che si contrapponeva a quella di Dio, come la chiamava mia nonna che, coerentemente, non modificò mai l’ora del pranzo e della cena. Per lei l’ora legale non è mai esistita. D’estate era, invece, la possibilità di poter stare fuori per strada a giocare a pallone sino a quando non fosse diventato buio e quel buio, fortunatamente, non arrivava mai. Erano le nostre lunghe ed infinite giornate gonfie di sole e di polvere tra il mare, il pallone e le indimenticabili rincorse a “palla avvelenata”. Adesso, invece, l’ora legale è stata relegata ad una semplice incombenza burocratica. Tutti i nostri telefonini la cambiano automaticamente, come le auto e certi orologi. Non c’è rimasto neppure il gusto di riportare indietro o mandare avanti tutti gli orologi sparsi per casa e nella nostra vita quotidiana. Rimangono in mente solo le parole dei vecchi refrattari all’ora legale perché le pecore non producevano latte, l’insonnia aumentava, il sorriso diminuiva, troppa luce faceva venire le rughe. Non si doveva sfidare con troppa ardua veemenza l’ora di Dio. Siamo cresciuti con queste strane discussioni e soprattutto con una frase da restituire sempre ai nostri genitori quando rientravamo tardi: “Ma guarda che all’orologio sono le undici ma, in realtà sono solo le dieci.” A proposito: vi è rimasto qualche cimelio per riportare indietro di un’ora la nostra frenetica vita? Oggi è la giornata giusta. I nostri computer e i nostri smartphone lo hanno brillantemente fatto a notte fonda. E’ ritornata l’ora solare e le giornate corte dove si sogna forse più lentamente. Chissà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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