Se vi capita di etichettare qualcuno come delinquente nato solo in base ad uno sguardo sappiate che sarete definiti “lombrosiani”. Questo modo curiosissimo di vedere il mondo è superato da moltissimi anni ma è duro a morire. Come non esiste la razza “umana” ma esistono semplicemente gli uomini, così non esistono gli uomini delinquenti nati. Cesare Lombroso, di cui proprio oggi ricorre l’anniversario della sua morte (19 ottobre 1909) sulla teoria dell’uomo delinquente ci ha lavorato una vita e ha tentato di convincere tutto il mondo con quella sua strana ipotesi. Lombroso pubblicò alla fine del 1800 uno studio poderoso, di quattro volumi titolato, appunto, “L’uomo delinquente”. La sua teoria partiva dall’analisi dei caratteri somatici di alcuni uomini sino a delinearne un profilo criminologico attraverso lo studio dello sguardo, degli zigomi, del naso, delle sopracciglia, della fronte. Lombroso era convinto che la costituzione fisica fosse la causa della criminalità e nella sua originalissima – ma sballatissima analisi – attribuiva un’importanza particolare al crani, ma non solo. I suoi studi lo porteranno ad affermare, quasi in maniera certa e definitiva che il “delinquente nato” ha generalmente la testa molto piccola, una fronte bassa, zigomi molto pronunciati, sopracciglia folte e ravvicinate, viso pallido. Ci sono moltissime analisi sulle teorie lombrosiane e sulla scuola positivista in Italia. Alcune molto suggestive ma non è questo il luogo per un’analisi circostanziata del pensiero del medico torinese. Ricordo Lombroso perché dovetti studiarlo all’Università e per la preparazione al concorso di educatore nel 1979. Ci fu un esaminatore che giocava a fare il simpatico e mi chiese da che parte d’Italia venissi. “Dalla Sardegna”, risposi. “Strano, non ha le caratteristiche del sardo”. Avevo 20 anni e ancora poche parole adatte per rispondergli. Era basso, tarchiato e con una testa piccola. Ma io, per sua fortuna, alla teoria di Cesare Lombroso non ho mai creduto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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