Giorgia Meloni lo sa. Lo sa molto bene che è solo un gioco propagandistico. Come lo sa Matteo Salvini. Facile parlare di un extracomunitario richiedente asilo che stupra, in pieno centro storico di una città, una donna ucraina. Facile condannare il gesto e l’atto. Ci mancherebbe. Come sempre strumentalizzare i fatti e giocare con la pancia della gente in genere porta consensi. Lo fa – e non avevamo dubbi – Matteo Salvini che rilancia lo screenshoot di un quotidiano online e sottolinea in rosso le parole “un richiedente asilo”. Salvini lo sa e approfitta per ricordare il suo mantra. “difendere i confini e gli italiani per me sarà un dovere, non un diritto. Sarò presto a Piacenza, per confermare l’impegno della Lega per restituire sicurezza al nostro paese“. Anche Giorgia Meloni lo sa ma aveva deciso di mantenere un profilo istituzionale, un profilo da vera candidata alla Presidenza del Consiglio, una che dovrebbe pensare “ampio”, con respiro internazionale, con orizzonti capaci di guardare lontano e non fermarsi ai singoli fatti. E invece. Invece è uscita fuori la Giorgia barricadera de “noantri”, la ragazza tosta e pura che rilancia, addirittura, il video dello stupro finito on line. Ora, sarebbe interessante chiedersi – ma non lo fa nessuno – perché c’è ancora gente che filma una cosa così aberrante e meschina e niente si fa per impedirlo; magari il produttore del video poteva, per esempio, comportarsi da “patriota” e costringere il richiedente asilo a desistere. La Meloni, candidata in pectore alla Presidenza del Consiglio, decide di guardare al dito e non alla luna. Quel video crea consensi, è liberatorio, ci porta dalla parte dei “buoni” di quelli che sono contro gli stupri, (e chi sarebbe a favore?) di quelli pronti a difendere le donne da queste becere violenze. Però poi la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi interviene e esprimendo solidarietà alla vittima dice una cosa fondamentale: “Spero che non si cada nella strumentalizzazione riguardo la nazionalità del delinquente, come se fosse colpa di chi si impegna per l’accoglienza e l’integrazione se un richiedente asilo commette un crimine. La colpa è del richiedente asilo in questione”. Di colpo si accende la luce nel baratro delle urla, della canea con la saliva alla bocca e gli occhi gonfi di sangue. La sindaca Tarasconi ricorda a questo paese di giudici in pectore che la responsabilità penale è personale e non appartiene ad un’etnia, un popolo, un paese e, fatto fondamentale, gli stupri sono una cosa abominevole ma sono effettuati anche dai patrioti (ovvero quelli del suol natio della patria Italia). Il problema (la famosa luna e non il dito) è la violenza sessuale sulle persone e non solo lo stupro del richiedente asilo. Il problema è come porsi davanti a questo terribile fenomeno che coinvolge migliaia di uomini, alcuni di loro in carcere all’interno di un circuito particolare (sex offender) e che avrebbero assolutamente necessità di un programma rieducativo specifico. L’Onorevole Giorgia Meloni e il Senatore Matteo Salvini chiedano agli uffici preposti del Ministero della Giustizia i dati statistici relativi alle violenze sessuali nell’ultimo anno o, addirittura, nell’ultimo decennio e scopriranno qualcosa di lapalissiano ma mai scritto nelle loro bacheche: la maggioranza degli stupratori è italiano. Una candidata alla Presidenza del Consiglio e un candidato al Ministero dell’Interno dovrebbero discutere di questo: della violenza di genere, dell’abbandono dell’etica, del depauperamento dei territori, dell’incitamento alla violenza verbale e alla vendetta. Postare un video del genere produce tutto questo e non permette di discutere, con calma, con piglio istituzionale delle cose. Domanda finale: Giorgia Meloni, nel suo post, promette che farà tutto il possibile per ridare sicurezza alle nostre città. Intende dunque occuparsi delle gang bang, delle violenze sulle donne perpetrate anche all’interno delle famiglie, della pedofilia? Sono terribili reati commessi per lo più dal 96% degli italiani, nostri patrioti. Staremo a vedere.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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