Voce dal sen fuggita
poi richiamar non vale:
non si trattien lo strale,
quando dall’arco uscì.
Sempre più spesso i sostenitori di Giorgia Meloni mi mandano per messaggio privato un post in cui mi si chiede cosa mi terrorizzi tanto della probabile ascesa al potere della loro leader.
Si tratta di un post intriso di sarcasmo, in cui sostanzialmente si mettono sullo stesso piano le restrizioni alla libertà personale adottate in tempo di pandemia con quelle conosciute al tempo dei totalitarismi. La conclusione sembra essere questa: se avete accettato di stare chiusi in casa per tanto tempo, se avete accettato di vedere discriminati in ambito professionale coloro che hanno espresso il dissenso verso green pass o vaccinazione, se insomma siete sopravvissuti a tutto questo, allora il fascismo lo avete già conosciuto e non ve ne siete neppure accorti.Chiaro che siamo di fronte ad un paragone del cavolo, dacché le misure restrittive personali in caso di emergenza sanitaria esistono dai tempi delle grandi epidemie di peste ma, diversamente da allora, non si portano sul rogo gli ebrei accusandoli di essere responsabili del contagio. Quanto ai dissidenti, senza entrare nel merito delle loro scelte, sono tornati tutti serenamente al lavoro e nessuno ha torto loro un capello.Cercherò comunque di rispondere alla domanda degli amici sostenitori della Meloni perché sì, lo confesso, la sua prossima vittoria elettorale qualche preoccupazione me la dà.Per farlo, al di là delle generiche accuse, bisogna cercare ciò che Giorgia donna e mamma cristiana ha detto in questi anni sulle libertà personali e sulla pubblica sicurezza.
Eccomi dunque tornare su un tweet del maggio del 2018, quando l’inarrestabile ascesa nei consensi di Fratelli d’Italia era appena all’inizio.In quel manifesto di poche righe, la Meloni chiariva di essere sempre dalla parte delle forze dell’ordine e annunciava di aver chiesto “l’abolizione del reato di tortura”, fastidioso impedimento che secondo lei impediva ai tutori dell’ordine di lavorare senza intralci.
Io non so bene se ci si renda conto dell’enormità di questa affermazione, che nega in un colpo solo due secoli di progresso civile e di acquisite garanzie sui diritti dell’uomo.
Per rendere meglio l’idea, la si potrebbe tradurre come un tentativo di depenalizzare le violenze compiute dai poliziotti della caserma Diaz durante il G8 del 2001 a Genova.E poco varrà ai seguaci della Meloni osservare che quel tweet, investito da una furiosa indignazione, venne subito dopo cancellato. Qui entrano in gioco i celebri versi del Metastasio posti in testa a questa riflessione: quando una cosa è detta, è detta.Poco importa il ripensamento tardivo su temi così fondamentali per la vita democratica.
Delle due, l’una. O la Meloni ignorava del tutto la gravità di quanto scritto in quel post, il che porrebbe seriamente in dubbio la sua conoscenza di equilibri e garanzie di uno Stato liberale;oppure la Meloni era pienamente consapevole delle reazioni ma ha voluto strizzare l’occhio a quella parte del suo elettorato nostalgica di certe maniere forti e ancora convinta della necessità della pena di morte, due secoli dopo la lezione di Cesare Beccaria.Non so quale tra le due opzioni sia la peggioreMa ho tutto il diritto di aver paura di un Paese in cui, un giorno, un uomo in divisa possa impunemente schiaffeggiarmi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design